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Può essere un vantaggio
non avere più nulla da perdere:
capire che l’amore, ove mai esistesse
– il che non mi pare dimostrato –
non è né è mai stato
a mia portata.
Smettere di costruire, smettere
di scomporre, di studiare, d’indagare:
coltivare un caos garbato, curare
non fiori classificati
ma smilzi fili d’erba o strane
piante su orli di discariche
senza cercarne su lemmari il nome.
Tanto il nome sarebbe a me straniero:
la pianta che osservo, che annuso
seduto a terra sul margine
d’uno spazio di banlieue, fra rottami
d’ombrelli e passeggini e brandelli
di plastica bianca, non è
– anche affermasse una scienza che fosse –
la pianta battezzata da Linneo
o da altri dotti. Non lo è:
è la pianta a cui do nome io,
non è mai, mai spuntata né cresciuta
altrove che ora qui, ne sono certo.
Ci siamo ingannati. Non ho mai saputo
la vostra lingua, né voi la mia.
Abbiamo dato risposte
che non c’entrano: tutto
non è mai stato che un’ecolalia.
Ammesso questo, possiamo giocare
a guardare le barche sul fiume o a salvare
il mondo – che c’importa, alla fine
che non sia la medesima barca
ad alzare dall’acqua farfalle di luce,
che non uguale si disegni il mondo
negli occhi e nel pensiero?
Noi giochiamo. Facciamo che è.
Scritta nel 2017.
Bella!
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Qualche strano robottino algoritmico, mi ha riproposto in mattinata questa poesia di Carlo del 2017. “Facciamo che è”. Così mi son trovato a leggere, questa perla, una delle tante di questa sua, lunga collana poetica. Trovo sempre un senso di meraviglia e di curiosità, quando ricevo le sue poesie direttamente nella posta. Cosi ragiono su questi tempi contemporanei e questa tecnologia che permette una comunicazione così efficace. Mi sento un poco in debito, verso la ricerca di verità che Carlo conduce, quando m’informa son sempre felice di comprare l’ultimo suo libro. Ma ragiono su tutta questa bellezza, e sul suo lavoro poetico, che ritengo scandaloso non debba essere giustamente remunerato. Non voglio pià pagare il canone RAI, ho la pubblicità nei prodotti che compero, per sovvenzionare il grande Fratello VIP, ma vorrei devolvere un 3 per mille di stato a Carlo Molinaro.
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