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In questo postamore stamattina
– che non ti vedo da una settimana –
volevo giocare a ricordare la nostra
quotidianità: è importante, dicono,
la quotidianità, e noi ne abbiamo
avute, di giornate quotidiane:
dopo il lavoro, in una casa insieme,
cenare, dormire, preparare
la colazione, leggere qualcosa
o solo stare vicini, tranquilli.

Eppure non mi viene in mente niente.
La casella «quotidianità» – in tanti
anni – rimane vuota. La volevo ricordare
e non sono riuscito.

Come si spiega questo? Un’ipotesi
è che tutto con te sia stato eccezionale:
un po’ sopra le righe, ma non priva
di fondamento. Però tu che sei saggia
smorzando i toni farai riferimento
al vizio mio d’ammantare di gloria
ogni cosa che m’è piaciuto fare
– ma anche in questa versione
è un’ipotesi forte, vuole dire
che con te tutto m’è piaciuto fare
– non annoiarsi al Brico è vero amore.

Non so. Comunque, niente quotidianità.
Forse l’unica cosa collegabile
a sedimenti di quotidianità
è che a volte (ma abbastanza spesso)
se non ci sei mi manchi.


Scritta nel 2018.