qui nella notte invernale
non ci sono ragioni per dormire
né per fare altro
si sta, così
la casa è troppo piena di cose
due terzi dei libri li potrei regalare
senza neanche accorgermi
e i rimanenti, poi, anche
nella testa invece
c’è poco di concreto
ci sono fantasmi, sogni
perché ricordo così poco?
a tredici anni ero dai preti
in colonia in montagna di luglio
e avevo il permesso di andare a piedi
fino al paese dopo, cinque o sei chilometri
da solo, a trovare mia sorella
che era in una specie d’altra colonia
e di sicuro ci andavo spesso
per camminare, fuggire la noia
so che questo accadeva
però non lo ricordo
non ricordo
né edifici né strade né paesaggi
né compagni di colonia
né mia sorella
ricordo che mangiavo doppia minestra
a volte tripla
perché agli altri a tavola
faceva schifo
io mangiavo anche la loro
penso non fosse cattiva
ma mi rendo conto che era
una cosa ideologica
facevo quello che mangia la minestra
avevo deciso così
per distinguermi dai bimbi schizzinosi
per essere dell’altro
per essere qualcosa
ricordo solo le cose che inventai
(assomiglia a
«non amo che le rose che non colsi»?
non è detto, si diffidi
di facili collegamenti)
qui nella notte invernale
qui nell’autunno della vita
non ci sono ragioni per dormire
né per fare altro
pure le parole sono stanche
il tempo si sfilaccia
«il tempo si sfilaccia»
è banalissimo
devo fare meglio, dire meglio
perché mi amiate
o madri mie che non vedete un cazzo
uhm
ma no
il tempo si sfilaccia
non dormo più di notte
non è propriamente insonnia
è che non ho voglia
di dormire, né di fare altro
forse una cosa la vorrei fare
planare
una volta giù dal mio sopra le righe
entrare nel pentagramma
accomodarmi sul do del terzo spazio
in chiave di violino…
no: sarebbe comunque soltanto un guardare
non desidero planare
l’ho detto così per captare
benevolenza, ma mi sono accorto
ho studiato musica, non ho suonato
ho studiato lingue, non ho parlato
ho studiato amore, non
(sono troppo vigliacco
per completare la terzina:
mi lascio spiragli,
assoluzioni, abbagli)
qui nella notte invernale
non ci sono ragioni per dormire
né per fare altro
l’abbraccio di una donna nel letto
lo prenderei, anche se ormai
so che è una rapina
troverei espedienti
per consentire, addolcire
forse è meglio di no:
non so se per mancanza di talento
o d’esercizio, di scuola
non so svestirmi, lasciar mescolare
disordinati, incongrui
(ma sensibili)
i corpi e l’anima
non so svestirmi
di tutti i miei sogni:
vivere
qui nella notte invernale
non ci sono ragioni per dormire
né per fare altro
forse metto su il giaccone
vado al Carrefour aperto ventiquattr’ore
compro una tavoletta
di cioccolato al latte
ma perché adesso sento le voci
«che schifo, è tanto meglio il fondente»
«latte… non vorresti esser vegano?
ma lo sai quanto soffrono le vacche?»
andate via!
restate con me
forse in brevi silenzi nel buio
il cieco e sordo e muto
può sentire le luci del cuore
può vedere, cantare
tenersi nelle braccia
metto su il giaccone
una tavoletta
di cioccolato al latte
un pochino consola
e il supermercato di notte
è scenario non privo di fascino
per uno sketch d’una decina di minuti
tanto
qui nella notte invernale
non ci sono ragioni per dormire
né per fare altro
Scritta nel 2019.