Stamattina presto ho dato un po’ d’acqua
alle piante sul balcone, alle sette e cinquantuno
è uscito il sole dalle colline, limpido:
quando è limpido spara subito raggi bianchi
abbaglianti, ho pensato di farmi un caffè
ma camminando verso il cucinino
mi è parso faticoso lavare la caffettiera
e riempirla e metterla sul fuoco e accendere
il fuoco, così ho mangiato uno yogurt
che è lo stesso, mi sono seduto sul letto
fra miei pensieri e tu ti sei voltata
un attimo a guardarmi mentre ti sistemavi
la maglietta, così ti ho vista, eri seduta
sul mio ginocchio, ti sei chinata
per allacciarti, credo, le scarpe
e mi hai guardato di nuovo, come a dire
“esco, sono pronta”, era tutto normale
tranne il tuo essere un poco trasparente
e non avere peso, hai fatto un cenno
d’intesa come chi esce un attimo e poi torna:
non sei andata alla porta, sei svanita
come è naturale, penso, per le visioni:
eri soddisfatta, forse per ciò che andavi
a fare uscendo, e con un tipo di sorriso
che non è rimasto in nessuna fotografia
perché è di oggi, non di prima, mi hai reso
partecipe, è stato bello stamattina
per un istante – allucinazione? la si può
chiamare così però sia benedetta:
se la salute mentale è perderti del tutto
meglio essere malati, come in fondo
tu e io, trovandoci, siamo sempre stati.
Scritta nel 2022.