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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi Mensili: giugno 2018

Le gengive

28 giovedì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore respinto

Quando sorridi mostri le gengive,
non è un difetto grave. Quando penso
che sono dieci anni che mi stai
nella mente, io ancora ti desidero
intensamente, ed è un difetto grave
però limito i danni: cerco a volte
tue notizie sul web, mi siedo a volte
su panchine del lungopò Antonelli
nel tuo quartiere, però scelgo quelle
rivolte al fiume, osservo la corrente,
le anatre, le nutrie, qualche topo
fra l’acqua e l’erba, m’assopisco in sogni.


Scritta nel 2018.

Comunicato

28 giovedì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile, scenari

giovane di venti o trent’anni
che dici che non c’è lavoro
non c’è futuro non c’è speranza
ho il piacere e l’onore
d’informarti che
il lavoro il futuro la speranza sei tu


Scritta nel 2018.

Sono queste

27 mercoledì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, riflessioni

Sono i fantasmi dell’incerta infanzia,
gli improvvisi sgomenti, gli affetti rifiutati,
gli amori persi per vigliaccheria
o sbadataggine, i sordi rimorsi
per le gioie mancate, lo stridere cupo
dei giorni a capo chino, l’incomprendere
e l’essere incompresi, gli agguati
del nulla che instancabile c’insegue:
sono queste le cose che aprono squarci
d’inattesa paura, capogiri
su orli di abissi, sono queste
le cose a cui non puoi chiudere i porti.


Scritta nel 2018.

Fragile

22 venerdì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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bellezza, cose di dentro

Perché fragile? Lasciamo da parte
l’aggettivo da psicoterapeuti
e brave signorine. Tu sei bella,
questo sì – tu dovresti ricordartene.

Hai curve di parole e sinuosi
pensieri lindi, che non stanno comodi
nel castone del mondo, si distaccano
e volano pericolosamente.

Teniamo il filo di questi aquiloni.
E se qualcosa sfugge, tornerà
in altre forme o nelle stesse. Tu
sei bella – tu dovresti ricordartene.


Scritta nel 2018.

Il contatto

18 lunedì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore vissuto, scenari

Quando scivolai la prima volta
con la lingua giù verso la sua fica
nel tardo autunno del novantaquattro
disse Diletta: «Attento che io
non mi lavo mai». «Mai» era iperbolico
però aveva davvero un sapore
alquanto forte, che tutto mi gustai.

Era il crepuscolo del tempo dei fiori
e del relato necessario fertile
letame: un tempo che m’ero perduto,
in giovinezza, per motivi miei.

Oggi persino presso i benzinai
self service sono disponibili guanti
di plastica usa e getta, come se
anche la benzina fosse infetta.

Non ci sommergeranno gli immigrati,
sappiàtelo, razza d’idioti,
ma l’assenza d’odore, i detergenti,
i detersivi, l’igiene e la plastica
che toglie al dito il tatto delle cose
sporche e vere, il contatto con la vita.


Scritta nel 2018.

Posso scrivere

16 sabato Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, scenari

Certo, posso scrivere
del confine fra due colori diversi
dell’asfalto d’un marciapiede,
o fra i due colori diversi
dell’areola e della pelle
in vetta a un seno. Posso scrivere
di quest’odore di tigli tardivi
che in via Monte Rosa si mescola
a qualcosa di farina, di forno;
o delle scritte sui muri
qui per tutto il quartiere, variopinte.

Posso scrivere, posso descrivere:
non c’è un passo di via
che non contenga storie inebrianti,
geografie di brecce, resoconti
di capelli ventosi, di chiazze di piscio
divinamente odorose d’abisso.

La realtà genera il sogno e lo distrugge
nello stesso minuto: ha indosso
ogni donna una nuvola grigia
sugli occhi, sul corpo – e quando t’accorgi
ti dice: «La porto da sempre,
tu non la vedevi».

Posso scrivere, posso descrivere
e farlo con perizia, come un mastro
di restauro posso togliere con garbo
le incrostazioni, mostrare
percentuali dell’intima lucente
molata superficie delle cose.

(Certe volte vorrei morderti l’anima
come un hamburger, come fanno tutti
squarciando, divorando, lacerando
con goduria bestiale
il perfetto disegno di te
per bere il sangue, vivere, morire.)

Rallento con la Vespa in corso Belgio,
sfioro l’onda dell’erba che si sporge
sui binari del tram e su di me
con voglia di carezza.


Scritta nel 2018.

Lidl

03 domenica Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, scenari

Alla Lidl giovani fragili, duri,
avevano tatuaggi e bambini
e ragazze che a una certa distanza
discutevano di cose, avevano
canottiere sgargianti, ridicole
con scritte inappropriate
e musi chiusi tra sfottò e disagio:
avevo la sensazione che potessero
spaccarmi il naso con un pugno
per futili motivi o cadere
per caso lì fra i banchi, come nulla
fosse: i bambini su passeggini
abarth con marmitte sfondate, c’era
una tensione infelice, su qualsiasi
argomento sembravano pronti
a inveire, scongiurare.

Ho pagato alla cassa, attaccato la borsa
al gancio della Vespa. A un semaforo
un giovane in un’auto affiancata
dal finestrino aperto mi ha chiesto:
«Sei italiano, vero?» «Sì» ho risposto
e lui: «Si vede dalla pelle
che non sei marocchino». Avrei
voluto approfondire il senso
di questa strana osservazione, ma
il rosso di corso Tortona non dura così tanto.

Non sono andato a casa ma a sedermi
su una panca del lungopò, non avevo
alcuna fretta che venisse sera.

Qui sulla panca con urgente calma
scrivo – e osservo un’anatra sul fiume
che si fa portare dalla corrente in retromarcia:
guarda il fiume che la insegue.

È gonfio e ondoso il fiume nel colore
giallo dell’ultimo sole sugli alberi.
«Poldo, guai a te se mangi le porcherie
sulla riva del Po, brutto maiale» grida
una vecchia sgraziata a un cane bianco e nero.

Alla Lidl ho comprato i cornetti all’albicocca,
sei pezzi a zero e novantanove e la spremuta
cento per cento arancia. Forse
ho male interpretato quei giovani
con tatuaggi e bambini, non c’era
infelice tensione, facevano la spesa
e poi a casa ai bambini, magari, una carezza.

È che sono vecchio. Lascio scendere la notte
poi riprendo la Vespa e filando
col mio fanale acceso per i viali
già quasi vuoti, vado a casa anch’io.


Scritta nel 2018.

Non diremo mai

03 domenica Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile

Siamo giusti: non possiamo certo dire
che siano fascisti, anche se un po’
ce l’hanno con gli ebrei, questi ebrei
tutti un po’ banchieri, un po’ tedeschi,
le lobby, si sa. Ma non possiamo
certo dire che siano fascisti, anche se
per prima cosa vogliono chiudere
i campi rom e bloccare l’accoglienza
ai dannati dell’Africa, insomma
un po’ ce l’hanno con i negri
e con gli zingari. Però non possiamo
– siamo giusti – certo dire
che siano fascisti, anche se
hanno un ministro della famiglia
che ama il patriarcato e odia
i gay, le lesbiche, i diversi: insomma,
un po’ ce l’hanno con gli omosessuali.
Ma – siamo giusti – non possiamo certo dire
che siano fascisti, anche se mostrano
simpatie per Paesi che imbavagliano
intellettuali e giornalisti scomodi,
insomma, un po’ ce l’hanno
con i dissidenti. Ma noi siamo corretti
e no, non possiamo certo dire
che siano fascisti, anche se
ce l’hanno con gli ebrei, i negri,
gli zingari, gli omosessuali,
i diversi e i dissidenti: è tutta
una coincidenza, siamo in tempi
postmoderni, stimolanti, ricchi
di grandi novità, perciò – siamo giusti –
non diremo mai che siano fascisti.


Scritta nel 2018.

Nell’acquata

01 venerdì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, scenari

La chioma densa degli alberi gonfia
il vento, ed è forte l’odore dei tigli
in piazzetta Vigliardi Paravia.
Piove. Fuggono vecchie affannose
sulle stampelle, va adagio nell’acquata
una ragazza vestita di rosso,
nude le gambe. S’impenna primavera
in questa larga dolcezza tumultuosa
così ovunque, così velocemente
che ciò che il cuore sente
si chiama, dal principio, nostalgia.


Scritta nel 2015.

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