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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi Mensili: novembre 2016

La distanza

21 lunedì Nov 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro

L’altra sera alla Luna Storta
Valeria m’ha accarezzato una tempia,
Lara m’ha chiesto d’un pettegolezzo
che non sapevo, poi Alessandro
m’ha parlato di Sarajevo, i treni
da Belgrado, da Salonicco, Federico
ha chiuso il concerto con la мартеница
che conobbi in Romania mărțișor
nel Novecento, Daria criticava
Tosca d’Aquino, si diceva di Gepi,
tu sei più bella un poco dimagrita
con gli occhi chiari pieni di pensieri,
ho spiegato in francese che oui, j’aime les femmes
alla Trebisonda, ma senza capire
che cosa c’entrasse, perché mi si chiedesse,
Max ha cantato che l’amore non lo passa
la mutua, Eva ha di nuovo i capelli più lunghi
e due bambini, Andrea raccontava
d’amori che non riesce a possedere,
ho accompagnato Laura col metrò
e poi a piedi fino in piazza Benefica
e avverto l’inquietudine che spando
perché si percepisce che vorrei
invadere maldestro intercapedini
di cui m’è ignota la natura, toccare
ciò che non va toccato o invece sì:
con le mie improprie urgenze contrapposte
al mio mancare le coincidenze
per viltà o distrazione. Lara m’è parsa
già irrigidirsi al mio voler protrarre
il discorso oltre il primo argomento,
ma forse non è vero, è solamente
che un altro l’ha chiamata, Valeria
è uscita salutando brevemente,
vorrei prendere un treno in Macedonia,
saper giocare, tutto preso, in fondo
al cortile, verso sera, pur sapendo
che chiameranno le madri per cena:
saper cadere in provvisori abissi
con la fiducia che dà la rinuncia,
tagliarmi a pezzi per poi ritrovarmi
steso, ubriaco, miracolosamente
rifatto intero d’un’altra interezza
tutta da riconoscere daccapo,
oltrepassati con naturalezza
pazzesca i varchi invalicabili, forse
non quelli che vedevo, ma bisogna
pure disperdersi, forse adattarsi:
anche ora non scrivo ciò che scrivo,
anche da questi versi mi separa
l’interstizio che inghiotte i frammenti
del mio specchio come acqua in fessure
di terra arida, dura, insaziabile:
mi perdo, mi confondo, non so dire
nulla a nessuno: è distante il contadino
macedone che aspetta alla stazione
l’unico treno, è distante Lara
alta e fiera, distante Valeria
più morbida, Alessandro è distante
come gli amici invecchiati in frazioni
piovose di pianura, Eva è distante
sogno vivente dietro una parete
– e tu, tu che m’abbracci con un tuo
serenamente disperato amore, tu
salda nel vacillare, sicura e imprevedibile,
onnipotente come una bambina
punti gli occhi negli occhi, rimproveri
a me la mia distanza.


Scritta nel 2016.

Bildungsgedicht

19 sabato Nov 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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adolescenza, cose di dentro

furono nel principio furibonde
giaculatorie d’eiaculazioni
troiette introiettando immaginarie
divine in vero vino veramente
anagrammando in merda grame madri
schizoidi schizzi in vizi di servizio

il dissenso a un consenso per compenso
fu assenso a un senso senza sensazione
con ree reazioni a realizzazioni
di flautati falsetti e falpalà
sfocati in prefissati fuochi fissi
stonati in toni di finti perdoni

bramassi bassi ammassi di successi
non sfiorassi furenti fiori fuori
alibi d’albe scialbe scioglieranno
gli indecorosi morsi dei rimorsi

non tarderà un sereno troppo tardi
dissolverà l’assalto del tumulto
guarirà i guasti d’impudichi sguardi
nello scuro sicuro del mio muro
nel sommesso riflusso di me stesso
dove fantasmi medicano spasmi
dove nulla nessuno può ferire

d’un tratto finalmente fissai forte
la porta del timore, il ritmo scese,
venne un urlo, misi un punto. Mi chiesi
a quale agguato fossi inadeguato.

A nessuno, risposi, e fuoriuscii
così com’ero, acqua sangue sperma
sogno da spargere, quasi più nulla
da dimostrare.


Scritta nel 2016.

Là fuori

15 martedì Nov 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, scenari

i corpi delle donne sono là fuori
gli autobus sono là fuori
là fuori sono certi odori
e poche altre cose salvifiche
che talvolta m’inducono
a uscire da me
benché
le donne invecchino e muoiano
gli autobus vadano in rottamazione
svaniscano gli odori
sbiadiscano le cose salvifiche
sicché
spesso resto qui dentro
disse il pazzo
osservando già stanco il lucore
d’un nuovo mattino
img-20161114-wa0006

Scritta nel 2016 – ringrazio Franco Trinchero per la foto.

Poesia civile sull’omofobia

15 martedì Nov 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, impegno civile

Non raccontiamocela – o almeno
io non me la racconto: ho dovuto
superare un disagio: ho sessant’anni
suonati, e quand’ero ragazzo
frocio era peggio che ladro o assassino,
di lesbiche neanche si parlava:
ho dovuto superare un disagio:
a vedere due uomini baciarsi
non ero abituato: ero invece
serenissimamente abituato
a vedere due uomini picchiarsi.

Non è un pensiero nuovo, lo conosco
da decenni, ma stasera tornando
verso casa nella notte
ho percepito a un tratto
tutta l’assurdità: un disagio
vedere due uomini baciarsi,
tutto bene due uomini picchiarsi.

Non raccontiamocela – non credo
di essere l’unico ad avere dovuto
superare un disagio. Siamo stati
cresciuti con cura a botte e pistole
per essere maschi, con donne da scopare
di brutto o (meglio se non le stesse)
fare angeli d’un solo focolare.

E i froci al rogo. Non è un pensiero nuovo
ma stasera me lo sono ripetuto
come un mantra, prendendo il metrò:
uomo bacia uomo, tu a disagio;
uomo picchia uomo, tu sereno;
uomo bacia uomo, tu a disagio;
uomo picchia uomo, tu sereno;
sono scoppiato a ridere, quel riso
che ha dentro un po’ di pianto.

La più vera rivoluzione
è il lento laborioso superamento
(previa necessaria identificazione)
(non raccontiamocela)
d’una serie di disagi.


Scritta nel 2016.

L’indocile nuovo

10 giovedì Nov 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, impegno civile

Se troppo ha fatto l’alta fantasia
chiusa in disparte fra soavi nebbie
discese da montagne immaginarie,
se troppo ha costruito la sintassi
di lingue generate da altre lingue
in un sublime gorgo personale
di suoni che l’orecchio ha indocilito
negli anni, come cani

occorre demolire, ritornare
alla banalità della battaglia
da balbettare in nuove gestazioni
fragili, audaci, come non ci fosse
un ieri: denudarsi e convenire
che quanto piace al sogno è breve mondo
benché perfetto: a lunghe imperfezioni
rioffrire il fianco e il cuore e il pugno chiuso
che s’apra in una nuova pulsazione
dove un celeste fiume imprevedibile
affogando l’usata commozione
irrompa vivo: non mescoli le carte
ma sgombri il tavolo, apra le porte
fosse pure sul vuoto.


Scritta nel 2016.

Vorrei

03 giovedì Nov 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, tempo

Non il tuo braccio vorrei trattenere
con la mia mano, ma altri bracci
che ti premono, ti spingono, t’assediano:
il braccio del tempo, l’insidioso tocco
della malinconia, le dita della sera
vorrei trattenere: e al tempo, alla sera
alla malinconia sussurrare
severo all’orecchio: «Lasciatela stare,
è così bella, lasciatela stare».

Vorrei scriverti versi in greco antico
o in altre lingue ancora più remote
perché nessuno capisca, perché
dall’usura del senso resti indenne
un suono indecifrabile, leggero.


Scritta nel 2016.

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