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Il fico che temevo fosse morto
mette adesso le gemme, fine giugno.
Stagioni scombinate. Però è vivo.
Scritta nel 2019.
25 martedì Giu 2019
Posted poesie
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Il fico che temevo fosse morto
mette adesso le gemme, fine giugno.
Stagioni scombinate. Però è vivo.
Scritta nel 2019.
18 martedì Giu 2019
Posted poesie
inNel periodo che ne prendevo assai, la benzodiazepina
la prendevo non di sera ma di mattina:
non per dormire, ma
per affrontare la giornata, le persone.
Non sono mai riuscito a lubrificare
l’ingranaggio relazionale.
Stride, si arroventa, s’inceppa, a volte grippa
e bisogna rifare il motore.
Quanto all’amore
è stato sbilenco, come questi versi senza ritmo
né misura: qualche esaltazione, qualche avventura
felice, e molte ferite.
Scritta nel 2019.
10 lunedì Giu 2019
Posted poesie
inQuella ragazza che nel Nord
s’è lasciata morire. Ma, più vicino,
amiche depresse
chiuse nel vuoto, o prigioniere
in strascichi di traumi, interminabili.
Lo capisco, non sono deficiente.
Ho la ragione a spiegarmi le cose.
Eppure no, nel nucleo dove vibra
il preverbale, il non razionale,
ecco, non lo capisco, ed è
un limite. Non potrei
essere psicoterapeuta né psichiatra.
Poco fa rincasando ero immerso
in una malinconia
profonda, che permane. Tuttavia
osservavo un tombino di ferro
lavorato a riquadri, bagnato, e accanto
riflessi di foglie
in una stretta, irregolare pozzanghera.
Come si può non desiderare vivere
solo guardando quel bagnato, quella
lucida immagine al suolo
e tutto il resto che brilla, che odora
intorno?
A me è sempre bastato. Ma io
m’accontento di poco, lo diceva
già una ragazza che timidamente
corteggiavo, avevamo sedici anni.
M’accontento di poco:
è vero, non sono sedotto
dall’eccelso né dall’infimo,
non m’attrae né l’abisso né l’empireo,
roba troppo distante.
Amo un sentore di pianura, strade
che accompagnano fossi, filari
d’alberi oppure in città
bagliori di bitume, triangoli
d’ombra da case qualsiasi, modeste.
M’accontento di poco. Da vecchio
penso ora che forse
è stata questa, solo questa la
mia fortuna, mia salvezza – anche se
sarà duro il disfarsi degli occhi,
la perdita del poco.
Scritta nel 2019.
01 sabato Giu 2019
Posted poesie
inVengono tempi oscuri, per oscuri
motivi: non è chiara la causa
di questo scuro: pareva che i lumi
prevalessero nonostante tutto,
superate le carneficine
del secolo breve, portati i diritti
nei campi, nelle officine, portata
più libertà nella vita sessuale
e relazionale, in generale
pareva che pur con alti e bassi
la luce prevalesse. La scienza
consentirebbe lavorare meno
tutti, avere il tempo per giocare
e sognare, producendo il necessario
con serenità. Era plausibile
che prevalesse la luce, ma invece
vengono tempi oscuri, per oscuri
motivi. Un’ipotesi è che i giardinieri
si siano allontanati dal giardino:
senza cura costante, negligendo
di rinnovare ogni anno gli innesti,
i fiori fini, fragranti, delicati
tornano presto a inferocirsi in rovi:
furon rosai, ed or si fanno sterpi.
Scritta nel 2019.