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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi Mensili: Maggio 2017

Carme preadamita

26 venerdì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, linguaggio

il mio peccato, Dio,
è che in Eva desidero Eva
non simboli né lingue né scritture:
so che ciò è d’inaudita violenza
– è mia natura

il mio peccato è che
non che mangiare quel frutto
vomiterei tutti i frutti precedenti:
tornerei puro com’ero
prima che tu, Dio stronzo, mi creassi

Eva ne ha preso come tu volevi
Dio pagliaccio travestito da serpe:
ti s’è consacrata
ha diverse esigenze
– è tua schiava

io resto solo
bestia ferita a latrare per selve:
ma che dal profondo
a te, Dio astratto, si levi il mio latrato
scòrdatelo


Scritta nel 2017.

Manchester, May 22, 2017

25 giovedì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile, riflessioni

Guardo un breve porno artigianale, Sonia
con arguta ginnastica espelle dalla fica
un telefonino anni Novanta, è bella,
ammicca e sa muovere bene i muscoli
pelvici, ha una vagina tonica, poi guardo
le immagini del massacro di Manchester,
sono molte le divisioni improprie
fra incanti, sentori, la colomba della pace
schitta guano anche lei, se ne può concimare
con accortezza la pianta che a maggio
avrà la rosa in su la cima e dolci
saranno a giugno nel cadere i petali,
se osservi o immagini al mirabile orizzonte
le vette brulicare, svettare i lombrichi
morbidi, e becchi d’uccelli li tagliano
in nutrienti mozziconi, sì, ma noi
queste migliaia di anni da uomini,
è sacrosanto dovere e piacere
alzare gli occhi, portare i sensi e l’anima
dove si smorza il sibilo, dove inutile
è la lama che avida fruga, dove il pane
è diritto d’una natura nuova
che non nega, dove è bello
per tutti il cielo a sufficienza, dove
è bella Sonia che sinuosa mostra
la fica aperta come un aquilone,
dove nella pur piccola vigilia
qualche sorriso s’avvera, disarma.


Scritta nel 2017.

La valigia stipata

24 mercoledì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, viaggio

Sulla panchina il pensionato parla
all’altro pensionato, dice
la sua preoccupazione: «Mia figlia
ha un contratto per un anno, ma poi?»

Poi
la vita è una valigia che stipiamo
di cose per il viaggio, per essere sicuri:
scarpe pesanti, dovesse mai piovere,
tre paia di mutande, meglio quattro
che magari si suda, due maglioni
perché è estate però non si sa mai.

Poi
in qualche fessura rimasta, infiliamo
(talvolta con senso di frivola colpa)
ciò che conta davvero.


Scritta nel 2017.

La parrucchiera in via Livorno

24 mercoledì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

linguaggio, scenari

In via Livorno strisce di rose
s’alternano a erbe incolte vigorose
in proporzione che a me pare giusta
fra cura e non cura, fra volere
e lasciare che sia. Il mattino di maggio
è bianco afoso, sudo nella maglia
senza fastidio. Lentamente cammino
con la borsa della spesa: ho comprato
due o tre cose più o meno necessarie.

La parrucchiera scopa via la polvere
dal gradino del moderno negozio
con scritte inglesi sui vetri: extension
in offerta. È bionda, graziosa,
muove la scopa in cerchi d’una danza
rituale, chissà se lo sa. Parrucchiera,
tu che conosci l’arte, se accetto l’offerta
potresti farmi un’extension dell’anima
perché io capisca davvero la tua vita,
perché non sia un’arcadia d’imbecille
mostrarti qui l’erba incolta, le rose?


Scritta nel 2017.

Il consiglio della buona puttana

17 mercoledì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

cose erotiche

La fica sia morbida, solida, robusta,
dice Laura mostrandola, deve
saper far entrare un paracarro
e stringere un fuscello, ci sono
ginnastiche, dice, praticate in Oriente,
poco da noi, e non si creda che
sia roba solo da professionista
o roba maschilista, migliora
il piacere di entrambi.


Scritta nel 2017.

Le ciliegie di Jessica

14 domenica Mag 2017

Posted by carlomolinaro in prosa

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Tag

scenari

Tornando a casa da Porta Susa in via San Donato ho comprato cicoria e sedano dal fruttivendolo, che alla fine non è che costino di più, e non avevo voglia di entrare in un supermercato, i supermercati mi agitano, infatti al supermercato prendo il carrello anche se devo comprare due cosette che potrei tenere in mano, lo uso come deambulatore, mi dà sicurezza d’appoggio perché lì dentro mi gira la testa, quindi se posso evito, dunque ho comprato cicoria e sedano nella bottega del fruttivendolo, e c’era un banchetto di ciliegie, belle davvero, sei euro al chilo, mi sono detto ma sì, mi tolgo la voglia, prendo mezzo chilo, che poi non è tanto sei euro al chilo le ciliegie, devi calcolare che è lungo raccoglierle, un po’ come i mirtilli, si lamentano che i mirtilli in città costano un sacco e in montagna è pieno, sì però allora vai tu per i sentieri e vedi quanto impieghi a fare un chilo, io ci ho provato, non siamo sfruttatori, il lavoro si paga, insomma compro le ciliegie e la ragazza al banchetto, mai vista prima, mi chiede se le ho assaggiate, e io le dico che no ma mi fido, e lei dice «io sono Jessica» e fin qui non capisco il nesso ma aggiunge «sono io che le produco», è lei che le produce, cioè i suoi alberi, penso, non proprio lei, lei le cura e le raccoglie, appunto, è un lavoraccio, belle ciliegie davvero, poi mi dice anche il cognome ma ecco che mi è già sfuggito, mi viene Mongrando, Jessica Mongrando ma quasi sicuramente non è vero, Mongrando è un paese che fra l’altro non credo sia da ciliegie, lei mi dice il cognome così poi la trovo su Facebook con la sua produzione di ciliegie, ma io l’ho già dimenticato, niente, potrei mettere in Google «Jessica ciliegie», non so, una volta una storia è cominciata con una ragazza che una sera in un pub mi aveva detto solo il suo nome di battesimo e il suo paese di nascita, non so perché il paese, ma me l’aveva detto, e poi io avevo messo in Google solo quelle due brevi parole, tre lettere il nome e quattro il paese, e avevo trovato tutto tutto, prodigi della rete, ma «Jessica ciliegie» non so se funziona e poi non so se ho voglia di cercarla, è carina ma cosa possiamo fare insieme nel mondo, credo niente, ormai sono maturo e mi pongo queste domande, comunque il cognome mi sa che l’ho proprio dimenticato, la memoria è così, adesso mi è venuta in mente la massaggiatrice che mi massaggiò quando ebbi la polineuropatia nel 1982, Amalia Varano, no non è vero, Amalia Marano, con la emme, mai più vista da allora, perché mi ricordo le cose che non servono? Jessica mi ha venduto le ciliegie e la storia finisce qui, non tutto è eterno, lo sto imparando, lo dirò orgogliosamente alla psicoterapeuta, mi accorgo adesso che scrivendo sono passato dal passato prossimo al presente, è successo dopo l’inciso dei mirtilli, stilisticamente è criticabile però non importa.


Scritto nel 2017.

Amore mio

06 sabato Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore vissuto, riflessioni, tempo

Che stanchezza, amore mio, in questa dolce
sera di maggio, tu sei nella tua casa e io
guardo fermarsi il treno, a Vercelli, ci salgo.
Quanta gente sul treno, quanti treni
e quanto tempo, amore mio, che bravura
per dirlo buono, il tempo, per cogliere
queste altre rose, questo ennesimo crepuscolo
che lentamente scompare sui denti dei monti
alla mia destra, mentre il treno corre.
È per te che vorrei sentire buona
questa stanchezza, serbarci una voglia
d’abbraccio inerme. C’è l’ultima luce
sulle risaie, nel tempo che lo scrivo
non c’è già più. Ho faticato a conservare
bellezza in vasi che ho poi rovesciato
dalle finestre, pensando che fosse
mia missione, servizio generoso,
mia redenzione. Amore, che stanchezza:
la gente sale e scende, cerca posto
per sé e le valigie. Io senza bagagli
mi rannicchio vicino al finestrino,
vorrei darti le cose che non ho.


Scritta nel 2017.

Della prostituzione

06 sabato Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, cose erotiche, impegno civile, scenari

Il desiderio di calore di pelle,
di fragranza di seno, d’umidore
di grembo fresco odoroso, di pube
salino, di solco luccicante
come fra palpebre, il desiderio
di fiato nei capelli, d’eco
incarnata d’orizzonti, di guizzo
di membro agli orli, di sapore
di schiena, di collo, di quiete
sussurrata al traboccare, d’umore
versato e colto, il desiderio
che in fondo è semplice, ma più in fondo
è complesso, divino, se non può
appagarsi in miracoli concordi
di reciproca pura attrazione,
allora piuttosto che millantare
confusi ambigui amori
con spergiuri, ridicole finzioni
fintamente credute, volgari sottintesi
in progetti collusi, è meglio, molto meglio
un biglietto da cento, ricevuto o dato,
è onestamente, lealmente, qualcosa.


Scritta nel 2017.

Su una foto d’una festa in campagna

06 sabato Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore respinto

Sei seduta per terra, accanto
alle tue amiche sul dondolo, spesso
tu sei così, le tue amiche
sembrano più grandi, più mature e tu
– anche se siete della stessa età –
quella che ruzza nel prato, che chiede
e rifiuta, appartata, orgogliosa
bambina. Sei a fuoco
su un piano diverso dal loro, nell’immagine,
diversi sono gli orizzonti anche se
state insieme in una festa in campagna
ai primi d’aprile, che è quasi Pasqua e quasi
il compleanno del tuo secondo figlio.

Sei quella che apparecchia, che va a prendere
la birra in frigo, sei quella che guarda
attenta – eppure no, non guardi davvero,
qualcosa ti distoglie. Mi assomigli,
io ne resto convinto. Le tue amiche
sono colte, hanno lauree e citano
libri che non sai. Hai vissuto più di loro,
sgobbato in alberghi tedeschi, studiato
pose d’arte in atelier di Barcelona,
una ruffiana t’ha portata a Madrid
per cavalieri di riguardo, hai scosso il capo
su sontuosi banchetti, deplorando
lo spreco e il lusso, hai scopato con l’autista
del bus, anziano, mite, e con l’atleta
africano che ti lancia in volteggi
in un settembre di periferia.

Scettica curiosa, nel tuo disincanto
t‘incanti come davanti ai saltimbanchi
la contadina. E hai della contadina
gli occhi larghi, i fianchi sgarbati
bellissimi, bellissimi.

Sei seduta per terra, i capelli
raccolti in un codino. Fai disegni
col dito sulla ghiaia, sogni mondi
dove il respiro unisce nel suo ritmo
la terra e il cielo, poi finisci
di preparare il dolce, lo cospargi
di fiori piccoli, ben disposti in cerchio.

Sono convinto che tu sappia benissimo
quanto ci assomigliamo. Ma la versione ufficiale
definitiva sarà che fu tutto un mio delirio
importuno, l’invenzione d’un ossesso
dentro un’infatuazione. Ha pecche,
da sempre, la storia del mondo.


Scritta nel 2017.

Una breve esistenza

01 lunedì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, paesaggi

Sul lungopò ho osservato turbinare
nell’aria i batuffoli dei semi;
più in giù, verso l’acqua, fiori
bianchi a ombrello, non so il nome della pianta.

Il fiume andava lento, sotto il cielo
rannuvolato. Poi mi sono seduto
nel dehors del Family Bar di corso Brianza,
l’unico aperto nella zona. Scrivo
su un tovagliolo di carta. Amo questo,
le case l’erba l’acqua le persone:
amo le cose
e con lo sguardo attribuisco loro
sollevandole in nitida luce
una breve esistenza, prima che
risprofondino nello sfocato
divorare, divorarsi, nella legge
della natura oscura.

Uscito alla porta il barista
fuma una sigaretta, legge
sul telefono qualcosa.


Scritta nel 2017.

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