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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi Mensili: Maggio 2016

Il secolo

27 venerdì Mag 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

letteratura

Non riesco – scusatemi, o
non scusatemi – a interessarmi al secolo,
alle sue esigenze, ai suoi gusti,
alle sue sensibilità. Il mio lettore
è fra mille anni o mille anni fa
– incidentalmente può essere oggi,
incidentalmente – sono molto presuntuoso,
lo so – scusatemi, o
non scusatemi – ma è il minimo,
mi sembra, per fare poesia:
farei altro, se no.

Poi – dico prevenendo un’obiezione –
scrivo moltissimo
di cose del mio secolo, ma
è per strappargliele via:
è perché, nel mio modo, le amo
disperatissimamente
e come un buono cavaliere antico
le devo – da sé stesse – salvare.


Scritta nel 2016.

Al decimo spritz di cicuta

21 sabato Mag 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore e morte, cose di dentro

l’amore e la morte
in arco voltaico di luce e di buio
altissimi oltre un cielo
nemmeno immaginabile

riverberano su di noi
il chiaro e lo scuro
mentre noi siamo intenti
a fare altro, a chiamare altre cose
con il nome d’amore e di morte

Socrate al decimo spritz di cicuta
con il beneficio dell’ebbrezza
mormora: buon morente
è chi sa di non saper morire,
buon amante è chi sa
di non saper amare


Scritta nel 2016.

Le tovagliette

15 domenica Mag 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore

Le tovagliette monoposto di bambù
(forse finto, ma è lo stesso)
una rossa e una blu
stanno bene una accanto all’altra
sul tavolo di legno:
ce le hai messe tu
e io resto a guardarle
mentre fai il caffè.

La vita però
è un po’ gioco e un po’ no.

Ora siamo nella condizione di “lasciàti”
(credo)
anche se passiamo
molto tempo insieme.

Tu mi hai lasciato
e io ho cercato di reagire con compostezza,
temperando il profondo sgomento
in un qualche aplomb,
perché invecchiando ho capito
che è la cosa migliore da fare.

Poi tre giorni dopo
tu mi hai mandato un sms così:
«com’è che se io ti lascio
tu ti rassegni subito
e con Eva invece vai avanti
a rompere per sette anni?»

Mi è scoppiata un’angoscia da ridere,
ti ho risposto che non è vero
e che inoltre le mie poesie per te
sono le più belle – e tu lo sai.

E tu hai detto che sì che lo sai,
è vero, le mie poesie per te
sono le più belle,
ma il problema è che tu lo sai
ma io non lo so: cioè
io non so che le mie poesie per te
sono le più belle.

È complesso, però in pratica ho capito,
e ti ho risposto che allora
forse è che
io ti amo inconsciamente:
che se ci pensi è una bella garanzia,
perché l’inconscio non finge.

Intanto i colori sono belli,
soffia il vento,
vola il tempo,
facciamo oggi qualcosa di buono,
domani poi
si vedrà.


Scritta nel 2016.

Flixbus X76

08 domenica Mag 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

scenari

La luce obliqua taglia
il paesaggio, le cose, proietta
le ombre degli oggetti su altri
inconsapevoli oggetti. Pallida
giace l’area di servizio nella conca
con la scritta enorme
«Viamala Raststätte Thusis», qui fermi
dopo i lunghi controlli alla frontiera
fra l’Austria e la Svizzera:
una bimba con un vestito rosso
passa, due obese ragazze
vanno verso l’edificio orribile, brillano
d’un lucido smorto i furgoni argentati
presso la pompa di benzina. Aggiusta
lo specchietto il conducente
e si riparte, nell’opaco ritardo
di passaporti, di camicie a quadri,
scarpe dell’Est, mani ruvide: m’incespica
nello sguardo lo scorrere del fiume
(andrà ai mari del Nord)
dietro il sipario d’alberi, visti
così velocemente da essere indistinti
nella memoria subito – eppure
nessuno a un altro uguale, ho di questo
una confusa, inutile certezza.
S’arrampica il pullman per il San Bernardino
nevoso. Sbarcheranno, sbarcherà
la meridionale che stridula ammonisce
i parenti nel telefono, il romeno
che chiede dov’è a Torino
la stazione dei bus, sbarcheranno
e anch’io sbarcherò, dimenticando
– io che pretendo d’amare ogni dettaglio –
la loro ignota diversità: a malapena
saprò che fra le conifere c’era
del verde più chiaro. Ho preteso
che fosse al di qua della siepe l’infinito
intero, per conoscerlo e lodarlo,
prete sincretista d’un dio differente
in ogni viso, in ogni goccia d’acqua:
con fede sì, ma senza cognizione
dell’angustia del mio vaso
che nel nulla trabocca. Niente,
non ho niente da dire, si confonde
la mia lingua di Babele presuntuosa,
da una distanza sempre più disperata
contemplo la piccola spoglia nitidezza
dei loro tagli di parole «è in Victorio
Emanuele, vicino gara Portasusa».


Scritta nel 2016.

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