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Stasera per un poco di malinconia
sono andato al cinese, mi piace
mangiare fuori da solo, in generale
mi piace più da solo che in compagnia
tranne se la compagnia è tratta da un numero
ristretto di persone, la metà delle quali
non cenerebbe con me neanche morta,
quindi ancora più ristretto. Dunque
sono andato al cinese ma adesso
non si può (per chi leggerà
questa poesia nel 2990
spero in note a piè di pagina
che spieghino il perché)
e quindi ho preso da asporto
spaghetti di soia con verdure
e un tiramisù. Le tre cameriere
disoccupate ma presenti, sedute
ai tavolini discorrevano fra loro
di non ottimo umore. Quello al banco
ha preso l’ordine, poi una ragazza
mi ha portato la roba. Pioveva.
Ho rallentato in Regio Parco il passo
per far finire il verde e godere il lungo rosso
di un semaforo, per stare ancora fuori:
i semafori di piazza Sofia sono snervanti
per chi ha premura, amici di chi
preferisce una pioggia leggera alla casa
talvolta almeno. Poi a casa ho mangiato
ed era tutto buono, il tiramisù
(a differenza della maggior parte dei cinesi)
è artigianale, lo fanno proprio loro
ed è particolare. Mi ha tirato su
e adesso scrivo, qui dentro la sera:
quest’anno, prima volta in vita mia
ho messo luci di natale alla ringhiera.


Scritta nel 2021.