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Il tempo scava e ti fa sempre più indicibile:
il ricordo depurato è vibrazione
a cui non oso associare parole.
La mancanza ha divorato la parte
decomponibile: rimane un guscio secco
d’insetto morto, leggero. Nel vuoto
ti muovi libera, che io ti veda o no:
corre un fresco di boschi, un dolore
seminale di frutti, primavere
d’occhi pietosi sorridono al boia
e le nozze di essere e non essere
ci rinascono oltre? È solo fantasia!
E dunque non so nulla e dentro il nulla
cado, senza appiglio né attrito:
trattengo fra le dita che non ho
l’amore che potrebbe ritrovarti
o solamente l’umile memoria
narrabile di te viva in un bar
o in riva al fiume o sulla panca rossa
della piazzetta, bellezza interminabile.
Scritta nel 2022.
letta più volte per ripassarne bellezza. poesia notevole per contenuto trattato con perfetto stile
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