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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

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Versi in sogno

26 martedì Lug 2022

Posted by carlomolinaro in prosa

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amore, sogno

Stanotte ti ho sognata, ed era un sogno simile ad altri di mesi fa, in cui tu cercavi di dirmi delle cose, o a voce, o scrivendole, o passandomi un libro, ma io non riuscivo mai a sentire né a leggere, perché non potevo avvicinarmi, ero bloccato, c’erano delle barriere.

Nel sogno di stanotte invece sei più tranquilla, cominci a indicarmi parole sulla pagina di un libro, poi spingi il libro verso di me e stavolta vedo, leggo. Leggo e capisco, però molto svanisce, ma tu mi rassicuri, e su quattro versi, che sono isolati su una pagina ma continuano il discorso di una pagina precedente, mi soffermo, li vedo proprio bene, e mi sveglio.

Nel dormiveglia ancora, scatto in piedi, penso “stavolta non li perdo”, mi fiondo a capogiro al tavolo dove per fortuna c’è carta e c’è biro, e li trascrivo.

nemmeno i capelli degli uccelli
hanno gli intrichi dei miei
e devo dare un colpo
al panato, procedendo oltre

Prendo fiato, sono contento di averli trascritti. Per mezz’ora ho le orecchie strane, come quando passi di colpo da un’aria rarefatta e una più pesante, mi agito, prendo qualche goccia, dopo un po’ mi tranquillizzo, rileggo.

Certo, “panato” potrebbe essere un errore per “passato”, che avrebbe senso: un colpo al passato. Però (i miei studi di linguistica e filologia) bisogna stare attenti alla trappola della “lectio facilior”. Ho visto e trascritto “panato”, sono sicuro.

Tu usavi spesso dei piemontesismi (di confine ligure) deliziosi: l’arbanella, barattolo per metterci le conserve, il brandone, rimprovero/sgridata che, raccontavi, tuo nonno faceva a tuo padre se sgarrava…

Panato in piemontese vuol dire qualcosa come “invischiato, caduto in trappola”, potrebbe essere legato alla “pania”, anche se ho visto che alcuni lo collegano alla cotoletta im-panata e dunque pronta per essere fritta. T’ses panà: sei preso, sei in trappola, sei fritto.

Forse un colpo ai tuoi intrichi invischianti – richiamati da quelli bellissimi dei capelli, parlava dei tuoi capelli la prima poesia che scrissi per te, ricordi? – mandarli via, procedendo oltre. Citi anche gli uccelli, che possono essere presi alla pania, in un tipo di caccia molto crudele che oggi credo sia vietata.

O forse sono io che non capisco mai bene (mai: in nessuna circostanza!) ed è “passato”, non “panato”, è la cosa più logica. Mah.

Comunque grazie per essere venuta a trovarmi. Mi è parso che tu stessi abbastanza bene. Grazie per avermi dato quattro tuoi versi nuovi su cui meditare.

Sì, lo lo, la scienza, la neuroscienza, non sei tu, sono i miei neuroni, ma insomma, vada un po’ a quel paese pure la scienza, ho visto te e quei versi me li hai dati tu. Se procedi oltre, tienimi informato… se vuoi. Ne sarei contento. Per dove t’incammini?

Domani sono quattro anni da quando ci siamo visti la prima volta, ma lì da te il tempo è diverso o addirittura non esiste, forse. Non si può sapere.


Scritto nel 2022.

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