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mezzo assopito sul letto dopo pranzo
(dopo pane e formaggio e un pomodoro)
in uno stato a cui mi abbandono
volentieri, io mi sentivo fiamma
mi sentivo fiamma sulla stoppa del corpo
dentro, fuori, su tutta la pelle
era piacevole, mi sentivo organismo
vivente, una volta tanto in pratica
mi sentivo ciò che sono, è rarissimo

mi sentivo piano bruciare, mi sentivo
consumare l’ossigeno benevolo, pensavo
che in pochi minuti senza lui
mi sarei spento, e così mi spegnerò
quando in presenza di danni al sistema
non più superabili né recuperabili
il capo farà un cenno: «è sufficiente,
la chiudiamo cosi» e lui, cioè io, svanirà
nel nulla o in qualcosa di cui non ho idea
mentre gli altri cominceranno a scomporsi
in armonia, tutto sommato: gli enzimi
e i batteri, fino a un attimo prima
coordinati, collaborativi, «liberi tutti»
grideranno, mangeranno, si mangeranno
i tessuti, le cellule, faranno qualcosa
di nuovo in cui io non avrò più parte:
l’insieme generato da un incontro
fra due cellule seminali seminerà
sfacendosi altre vite microscopiche

mezzo assopito sul letto dopo pranzo
ero in pace con il prima, con il dopo
e con l’adesso, poi mi sono riscosso
tornando alle consuete gioie e angosce
e le vaghe risposte a cui dare domande:
entra il sole dalla finestra aperta
faccio il caffè, sto un poco sul terrazzo


Scritta nel 2020.