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Un anno e mezzo, t’ho lasciata entrare
dove nessuna era arrivata mai:
quasi nulla di me restava fuori
dal nostro amore, avevi permeato
dell’anima le viscere e anche tu
parevi aperta, dicevi segreti
che nella vita tua a nessuno prima:
diventavamo lo stesso cortile,
la stessa scena d’infanzia, ogni cosa:
e i baci e i corpi intrecciati nel sesso
e l’infinito dialogo, seduta
sul mio grembo non ti staccavi mai,
cadevamo nel sonno sfiniti.
Ora, è una legge fisica. Chi resta
in superficie se va via si porta
un po’ di pelle, che presto guarisce.
Chi entra dove sei entrata tu
nell’abbandono lascia un guscio vuoto,
lo spazio frantumato: in un dolore
fuori controllo, indicibile, ho creduto
d’impazzire, provo adesso a riunire
dei pezzi, andare oltre, ma perché
tu non ritorni? Si era così belli!
Scritta nel 2020.