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…c’era sempre un uomo con le caramelle in mano
e una fanciulla di un’altra età, smarrita in quella sala
che ti parlava di giostre…

Milo De Angelis

Mia madre è vecchia e grossa, dorme nell’ultima
di un labirinto di stanze al pianterreno
della casa ove nacqui. Al cinema Corso
nei primi anni Sessanta non c’erano
ragazze, ch’io vedessi, né per strada
che io ricordi: c’era un plastico di cose
ai lati della bici, pedalando, alcune
cose erano sagome, forse persone.

Qualche bambino sì, ma raro, irraggiungibile:
maschio o femmina m’era indifferente
purché bello – e fuori dalla cinta
urbana i fossi, la terra, gli insetti:
in acqua linda pescai sanguisughe
e attento le osservai, poi le lasciai
morire piano, disseccate al sole.

Ma non è che ricordo tanto bene.
Al cinema Corso, cento lire per Maciste,
dovevano pur esserci ragazze
e militari, lo raccontano tutti:
forse anche l’uomo con le caramelle
che dice il Milo: però non ricordo.

Sullo schermo ricordo una scena:
volevano schiacciare Maciste
(credo fosse Maciste, in ogni caso
un eroe nudo il torso, luccicante
d’olio o sudore) fra pietre-pareti
che lentamente spostavano, mosse
da decine di uomini con corde:
Maciste gonfia i muscoli, spinge
con le braccia, uno spasmo, le corde
il corso invertono, tutti gli uomini
cadono, si ribaltano, s’intende
che lui li ucciderà perché è più forte.

Un’altra scena ricordo che uno
messo alla ruota, tirato, moriva:
gli usciva un filo di sangue alla bocca
nel reclinare il capo. Erano film
per bambini-soldato, le ragazze
se c’erano, forse, non guardavano, baciavano
i militari, questo non lo so:
ricordo a terra le cicche, le carte
e gli odori di corpi, di fumo, d’estate
questo sì: ne uscivo silenzioso.

Dice mia madre che sua madre, mia nonna
metteva da giovane al collo la volpe
intera, conciata, coi denti e la coda:
ci teneva, era salita di classe
sposando l’avvocato, le signore
di classe avevano al collo la volpe
come le prede i cacciatori antichi.

Dell’uomo sulla ruota più che il sangue
mal pitturato dalla bocca alla guancia
vedevo spezzarsi, distaccarsi gli organi
dentro, il fegato creparsi, scricchiolare
le cartilagini, svellersi il cuore
e cedere le arterie: in bianco e nero
nella scena abbozzata, approssimata
senza effetti speciali, vedevo
quello sfacelo dentro il corpo, la morte:
non lo so se ci fossero ragazze
a baciare soldati, così narrano
che fosse, non ricordo, non lo so.

Mia madre è vecchia e grossa, si rintana
nella stanza più in fondo, le ragazze
sono rimaste nelle cartoline
a baciare i soldati. Mia madre, invadente
dice – sempre un poco beffarda – che è difficile
scrivere l’ultimo verso, non lo so?


Scritta nel 2021.