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Nella breve visione d’un trasogno
– non è sonno né veglia, è sospensione –
fuori da un orto, un uscio di legno
s’è schiuso, siamo al limite d’un bosco
due bambini usciti all’avventura:
intenti e seri, disposti al cammino.
Tu più grande (mi pare) m’inviti
a seguirti, mi guidi nella selva
che s’apre chiara, domestica, docile:
ti sostengo, mi tieni per mano,
mi guardi, ti guardo: fiducioso
un pensiero dissolve la paura.
Poi torna la realtà come uno sbirro
appostato in un’ombra: chiede conto.
Tu non ci sei, io non ho documenti.
(Resta il tuo sguardo, uguale nel trasogno
a quando eri seduta in casa mia.
Qualche cosa d’eterno. Non so dire.)
Scritta nel 2021.