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Quando s’incontrano una mantide e una scolopendra, l’esito è incerto.
Scatto, potenza, velocità, fortuna.

Talvolta la mantide riesce con le sue potenti tenaglie a bloccare la scolopendra, impedendole il morso velenoso, e con le fauci la taglia in due, e la svuota, mangiando come da un vasetto aperto la tenera polpa bianca che stava sotto le squame. La mantide si sazia e sul terreno resta della scolopendra un guscio secco spezzettato.

Talvolta invece la scolopendra resiste alla presa e contorcendosi raggiunge con la bocca il ventre molle e grasso della mantide, vi inietta il veleno, lo perfora, lo apre, ed è lei a mangiare dal buco aperto la tenera polpa bianca. La scolopendra si sazia e sul terreno resta della mantide un guscio secco spezzettato.

Se l’incontro è fra una mantide e un ragno, la questione è differente. Il ragno, anche piccolo, è vittorioso sempre se la mantide, volando, s’impiglia nella sua tela: in un attimo viene avvolta di fili, ripiegata, immobilizzata, e poi lentamente succhiata viva fino all’ultima goccia di umore. Se invece l’incontro avviene a terra, solo ragni molto grossi e velenosi hanno qualche possibilità di cibarsi di carne di mantide – altrimenti, è il ragno a diventare cibo.

Ada, la fidanzatina del ricco rampollo beota, era una scattante piccola scolopendra che bene difendeva il suo amore, ossia la sua fonte di sostentamento. Da pochi mesi una mantide, una gran figa che era partita all’attacco per accaparrarsi il generoso principino, era stata intercettata e, dopo una breve lotta, spolpata. Il pettegolezzo aveva rapidamente portato in giro l’immagine del guscio secco della mantide abbattuta, e Ada la scolopendra ne era uscita rafforzata: altre pretendenti ci avrebbero pensato bene, prima di provarci.

Tuttavia Asia, una modella di rara bellezza nonché abilissima porca d’alto bordo, ritenne di potercela fare. Gli affari non andavano bene, pochi e avari erano sia i fotoamatori sia i clienti d’alcova. Il ricco rampollo era un’ottima occasione: spremerlo bene, per qualche mese almeno, onde risollevare il bilancio. La mantide Asia si fece sotto, cominciò a strusciarsi sul rampollo, e a piacergli.

Ada immediatamente le fu addosso. La velocissima scolopendra puntò al ventre della mantide, che però fu più fulminea, bloccandola fra le chele. La centipede, esercitando tutta la sua forza, riuscì ugualmente ad avvicinare le fauci all’addome dell’avversaria. Furono attimi drammatici: la scolopendra si contorceva, si divincolava, la mantide non riusciva a immobilizzarla del tutto. Il rostro dell’irta scorpioncina sfiorava la pelle della verde predatrice, la quale a sua volta cercava di infilare la bocca tagliente fra i segmenti del corpo squamato.

Prevalse infine la potenza della mantide: lentamente dilaniata, la scolopendra si divise in due monconi. Era finita: la mantide se la divorò con gusto. Asia aveva tolto di mezzo la tenace fidanzatina a lungo mantenuta dal rampollo; non le restava che volare sul principino, e ricavarne il massimo, grazie alla sua bellezza e alla sua sensualità di navigata puttana.

Ma un’altra pretendente aveva seguito fin dall’inizio tutto l’evolversi della faccenda, tifando per la mantide. Michela, una donna ragnetto, una giovane studentessa molto interessata al rampollo, odiava Ada, ma sapeva di essere troppo piccola per poterla affrontare direttamente e sottrarle la preda. Un ragnetto nulla può contro una scolopendra.

Così Michela, sul percorso che necessariamente portava al principino, tessé una potente ragnatela: inutile contro le scolopendre, ma molto efficace contro le mantidi, insetti alati. La divoratrice Asia certo non se l’aspettava, né avrebbe potuto vederla. Spiccando il volo dal terreno dove erano rimasti segmenti secchi della spolpata Ada, puntando veloce sull’ormai conquistato rampollo, la mantide s’impigliò nei viscosi fili e ne fu avviluppata. Lesta la donna ragnetto la avvolse in trame sempre più strette, schiacciandola. Poi, con calma, la svuotò, aprendole il ventre, e riducendola a spezzettati frammenti sparsi.

Fra la ragazza scolopendra, la ragazza mantide e la ragazza ragno, vinse dunque quest’ultima. La morale non c’è, perché questi intrecci d’interessi sono tutti immorali, ovviamente. Il ricco rampollo beota farebbe meglio a svegliarsi, e innamorarsi di un’innamorata davvero, magari donando ai poveri tutti i suoi beni così è più tranquillo. Ma che l’amore esista non è un dato sicuro, e poi è più divertente la lotta fra insetti e altri piccoli animaletti.