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Già s’avvicina la festa dei morti – i morti,
questa strana parola: se esistono ancora
non sono morti, se non esistono più
perché dar loro un nome? Due vecchie
al chiosco di corso Taranto discutono
di fiori: “la rosa dura troppo poco, meglio
il crisantemo o la margherita”. Valutano
la durata di un vaso di fiori
davanti al nulla o all’eterno o a chissà.

Forse cederò a ritornare al cimitero:
per fare qualcosa, aggrapparmi a un’usanza.
Ma tu, se sei, non sei lì certamente
e di ciò che sta nella bara zincata
ho orrore e terrore: la tomba murata
(follìa!) allunga la putrefazione:
meglio sarebbe la nuda terra, o il fuoco.
E i loculi… T’hanno messa al quarto piano:
dove li attacco i fiori, eventualmente?

Anche nel piccolo cimitero di montagna
(in sé quasi bello) han fatto i condominî.
S’avvicina la festa dei morti – e i nati
provvisoriamente ancora non morti
fanno cose, da mostrare a sé e agli altri.
È umano. Io però ti sono accanto
in ogni istante e mai, non credo nulla
e credo che nel nulla che non credo
ci troveremo, amore. Dove sei?


Scritta nel 2021.