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La superficialità e la disattenzione. Queste
erano due fra le cose che odiavi di più.
Ma non come le odiano a parole
gli snob che ostentano in ogni salotto
(portano come un distintivo sul petto)
la loro presunta profondità e attenzione.

Tu le odiavi soffrendone in silenzio:
sulla tua pelle le ferite invisibili
aderivano ai traumi nei tessuti interni
a te stessa incomprensibili, remoti
e vicinissimi, urlanti: un sussurro
ti passava solo, negli occhi, di rimprovero.

M’arrivano nei cuori delle notti
rivelazioni d’attimi con te
come frammenti di poemi sacri
tardivamente intesi, ricomposti:
sul limite del sogno mi risvegli
e ci parliamo ancora. Dove sei?


Scritta nel 2021.