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Il loculo 22, quello accanto al tuo
è libero, ho pensato in un quadretto-delirio
di prenotarlo (si affittano? o come?)
per farmi tumulare accanto a te
ma al quadretto-delirio si oppongono
tre (almeno tre, forse di più e magari
le più importanti mi sfuggono) obiezioni

1) non è detto che tu vorresti, la nostra
è stata una relazione con scontri
e muri solo in parte abbattuti
e i momenti più intimi, più belli
erano sempre nell’ombra di un’ombra
dunque potrebbe essere
uno stalking postumo
roba da farti incazzare di brutto

2) detesto le tumulazioni, i cimiteri
non sono il vero luogo, se si è
dopo la morte, si è, spero, altrove
in luoghi belli, vasti, impensabili
il cimitero è solo un simbolo
così, per chi rimane, per un po’
e comunque meglio la terra o il fuoco
che le casse di zinco moderne
non so chi le ha inventate

3) creerei un bel problema a chi
dovrebbe occuparsi della cosa (i figli?)
il trasporto, le pratiche, i cazzi
e mazzi, in un momento magari
già difficile, boh

Dunque niente. I quadretti… Cristina
quanto ci siamo visti? A volte
mi dicevi che non ti vedevo
e che ognuno si rifugia nel suo mondo
immaginario. Anche altri me lo dicono.
La verità, la realtà, è qualcosa
di accettabile, di sopportabile?

Mi sembra di averti conosciuta
in una sfera profonda emotiva
più che chiunque altra e forse è vero
ma questo non vuol dire che sia molto.
Lo scolaro che prende sempre quattro
la volta che prende cinque e mezzo
si esalta, ma non ha la sufficienza.

Certe notti mi parlavi per ore
e ti ascoltavo attento e innamorato
ma ho imparato? Non solo le parole
ma anche certi fremiti, un tremore
della mano, un sussulto
del capo, ha ogni cosa un alfabeto
che non credo sia innato.

Eravamo entrambi spaventati
dalla vita, dall’essere, ma in modo
diverso. Ce lo siamo spiegato?
In parte… La tua frase che dicevi
spesso, “confessare di esistere
è una condanna a morte”, l’ho capita
o è scivolata a combaciare
con un sentire mio, deviandosi
in quadri miei, già sedimentati?

Ognuno parla solo di sé stesso?
E pure su ciò, con scarsa competenza?
Possono le anime toccarsi
senza usarsi violenza?
Tu forse non lo credevi possibile
– non esiste amare! – ne hai tratto
la conseguenza. Non lo so, non so niente.

Ogni parola che entra demolisce
qualcosa in noi, ci vorrebbero città
interiori robuste, resilienti
non di rigido fragile cristallo
come – forse, forse… – la tua e la mia.

Ci voleva più tempo o sarebbe
stato sempre impossibile. Credo
– questo lo credo – di averti amata.
Lo credo io. E credo che anche tu
per brevi tratti abbia amato me.
Così come si può. Lo credo io
e non è sufficiente, nulla è mai
sufficiente. È un sei meno meno
forse concesso con manica larga.

Se esiste il paradiso, è un luogo dove
gli alfabeti si baciano e i cuori
senza nessun bisogno di difendersi
né di aggredire, capiscono:
esplorano e si lasciano esplorare
fino in fondo, con gioia.
E si trovano belli, come sono.
Sogni, sogni, sogni, sogni!

Perché non ci vediamo al lungodora,
alla panchina della prima notte?
A poter fare qualche passo ancora
nei boschi delicati, pian piano
vedendo meglio i rametti, le gemme
le zolle tonde, i buchi delle talpe
il sottosuolo misterioso, scavarlo
piano – attenta, ti tengo, mi tieni
la mano…

È tutto da impazzire. Non è certo
inscatolando la vecchia carcassa
putrescente nel loculo 22
che ti starei vicino, ma succede
di delirare, per non sgretolarsi
del tutto – ugualmente ci si sgretola
contro l’inconfessabile esistenza
si va via, si va via.


Scritta nel 2022.