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Ogni alba ti contiene, ogni tramonto.
O tu, sottilissima, ogni alba
contieni, ogni tramonto. Sottilissima.

Tramontano parole e non ne sorgono
a nessun orizzonte. Mi allontano
quando riesco, dal mal dell’intelletto
perché in me un taglio, confuso, ti veda.

È meglio sfarinarmi nel franare
di scisse alture odorose di te
che opporre terrapieni, fondamenta
di palazzi ammirevoli, vuoti.

Le mani aperte, bambina, sei tu
casa e strada, sorella, montagna
e bosco – la tua carne è diventata
ciò che già era: la restituzione
a un cielo della luce a te maltolta:

un’iride sensuale in cui rinviene
– come uno stelo al presagio dell’acqua –
il disegno perduto del crinale.

[Sottilissima. Scusa il mio grosso
cercarti in vita, nel peso del sogno:
nel vizio, ancora, di raffigurare.]


Scritta nel 2022.