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Nel cortile dell’asilo una nuova maestra
mi viene incontro: “Ma… ti conosco?”
mi chiede, si chiede. Per facilitarla
abbasso un momento la effe effe pi due:
“Sì, sei Carlo… Scrivi le poesie…”
Lo confesso. Intanto è accorso
il nipotino e spiego: “Inoltre sono
il nonno di questo”. Poi senza
arrampicarmi su ipotesi improbabili:
“E tu…?” “La mansarda! Sono venuta
ad aiutare mia sorella a fare le pulizie
nella mansarda che stavi preparando
per la tua compagna”.
Ricordo in un lampo. La mansarda.
Che stavo preparando. Certo, la volevo
perfetta: fare io le pulizie non poteva
bastare, lo sapevo. Ingaggiai
la pulitrice. Che stavo preparando
per la mia compagna. Compagna.
Senza accorgermi, pentendomi già
mentre lo dico, le sussurro: “È morta”.
“Lo so”. Lo sa. È contenta però
di rivedermi. Dice poche altre cose
fra cui “il mondo è piccolo”.
Mentre di colpo ci rivedo seduti
(faceva caldo) sulle scale fuori
dalla mansarda, di sera, a parlare
come fanno i ragazzi negli androni
io non lo so se sia piccolo il mondo:
in un empito acuto di rimpianto
ho una visione: abbiamo camminato
così tanto, in un tempo così breve.
Scritta nel 2022.