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Il rimpianto della tua filigrana
mi fa apparire l’arte grossolana:
la nostalgia di te così fina
– porcellana, fragranza mattutina.

Perché ti sei perseguitata tanto?

Alla finestra ho lasciato che la notte
venisse: come sono fuggitivi
– eterni – i colori del crepuscolo!

Ho nella testa voci stereofoniche
da punti nuovi, scrivendo imbroglio i tasti.
Una bambina tra un orecchio e la nuca
poco fa mi gridava, in sussurri, qualcosa.

Negli occhi ho una culla vuota, un banco
di scuola vuoto, un orto vuoto, un prato
vuoto, vedo il tratto lacerato
in ogni traccia di tempo e di spazio
anche dove non sono mai stato.

Mi butto sul letto. La casa è cambiata
ma il letto è quello dove t’ho abbracciata:
nelle mia braccia ti sei rannicchiata
allora – ora ti cerco ed è impossibile.

Come nessuno ci siamo parlati
e un poco so, un poco so con paura
perché ti sei perseguitata tanto.
“Se sai ma non è tuo, potrai averne cura”
mi dicevi con ultime, nitide, parole.

Non nitide le mie. È grossolana
la mia mente colpita, la tua filigrana
è meglio se la lascio raccontare
all’ingemmata erba, al bosco, al mare.


Scritta nel 2022.