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Brusìo, brusìo. Il rumore di fondo
dal profondo sono moncherini di parole
amputate per mondare il discorso dal delirio:
per salvare il regno dalla piaga dei folli.

Si vendicano: catene proteiche indecifrate
si agganciano alle membrane protettive
dei lemmi buoni e belli, li scindono:
ne svelano il disordine nascosto.

Per i facili esegeti di frasi allineate
di parole lisciate in formine appropriate
è il panico, è il panico, la furia!
O civis, cave signatorum signa!

Brusìo, brusìo. Dappertutto è brusìo:
mi esce dalla bocca, dalla testa.
Il mio mondo non è di questo regno
e non ho mappe né forze per viaggi.


Scritta nel 2022.

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