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Stavo pensando adesso – attività pericolosissima – una cosa. Dunque. A me il velo islamico, nei suoi vari livelli, mette tristezza, così come anche quello delle suore e simili: mi dà la sensazione di una negazione della donna, di un rinchiuderla, di un metterla in un sacco come cosa vergognosa. Poi mi dà anche un disgusto estetico, mi sembra un affronto alla bellezza della creatura umana, alla fiaccola che (secondo me) non deve mai essere messa sotto il moggio, a una deturpazione del fascino arcano del corpo – così come certe coperture a tappeto di tatuaggi o certi macelli di piercing. Però magari qualcuna è contenta di velarsi, e molti sono contenti di farsi metri quadri di tatuaggi e trafiggersi con chili di metallo varie parti del corpo. Ogni persona è diversa e ha un diverso linguaggio – la comunicazione si basa sul cercare, con amore e tenacia, piccoli agganci, parole in comune da cui partire – eh, mica è facile, fin dall’antichità.

A “voi” (alla maggior parte di “voi”: è che non ho ancora letto o sentito voci di dissenso – chiedo scusa di questa generalizzazione, ma è per semplificare la sintassi) invece dà fastidio una ragazza parzialmente ricoperta di cioccolata messa in una composizione di arte certo non sublime ma comunque, nelle intenzioni, arte: creazione, idea. Io viceversa di questo non ho nessun fastidio, ci vedo solo il lavoro di una modella al servizio di una “installazione” mediocre sì – ma è, se ho ben capito, un alberghetto di grossolano lusso, non il Guggenheim o la Biennale – e non si può censurare niente, mai, sulla base del “livello artistico” – se no è subito regime. Artisticamente potrei tutt’al più criticare che la ragazza fosse in bikini: è ovvio che in una situazione del genere, fluida e statuaria, doveva essere completamente nuda, come Venere o un marmo greco o una sirena – ma d’altronde a quest’ultima i disneyani mettono il reggiseno e vabbè.

Spero che la modella sia stata contattata correttamente, abbia espresso un suo parere sull’opera e sia stata adeguatamente compensata. Stranamente di questo, che per me è l’unica cosa “moralmente” rilevante, non trovo (magari non sono bravo a cercare) traccia nei vari articoli. Tutti si fermano allo scandalo di un’immagine. E vanno giù pesanti, come se quell’immagine fosse il massimo della turpitudine, peggio persino del sorrisetto ebete estasiato con cui un attore/attrice proietta, in una pubblicità di dieci secondi, un detersivo o un’automobile nel mondo delle emozioni profonde, cioè defeca sull’anima – ma di questo nessuno si accorge, si vede che va bene così.

Nell’accanimento contro una statua vivente di cioccolato (questo è, alla fin fine: niente di che) vedo turbinare cattive coscienze, bacchettoneria, invidia, conformismo vile, maschere ipocrite, misoginia; vedo “il corso della vita deviato su false piste”, ossia ciò che i bambini di Sereni non perdoneranno. Questo vedo io, poi si tratta solamente di me, del mio cuore un po’ esagerato e dei miei occhi, niente di rilevante.

Però: io non mi metto in guerra contro il velo islamico o monacale, e nemmeno contro i tatuaggi-tendaggi o contro il piercing-ferramenta. Mi limito a dire che sono cose che non mi piacciono: il che non mi dà nessun diritto di censura o discriminazione o condanna. Non scaglio nessuna pietra contro nessuno.

“Voi” invece scagliate eccome, o così mi pare, forse sbaglio, ma nel caso la domanda che vi faccio è: perché?

Non so se mi sono spiegato bene, fa caldo e sono un po’ stanco.


Scritto il 24 agosto 2023.