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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: impegno civile

Vi accuso

09 mercoledì Mar 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile

Come polli in batteria, contenti
stanno sempre a parlare della guerra
che già c’era ma che ora hanno messo
in video, con il telecomando
e tutti a bocca aperta.

A me e alle persone che amo
i Conte, i Draghi e i loro accoliti
han fatto e fanno più danni
che i lontani dittatori criminali
di cui bene sapevamo
e non ce ne importava un fico secco.

A questi qui vicini italiani governanti
va il mio odio e il mio disprezzo:
e voi masse di sapienti blabla
che il mondo sia un massacro
lo scoprite adesso, ipocriti?

Io vi accuso, politici italiani
e governanti. Io vi accuso della morte
di persone fragili, della depressione
dei sensibili, della repressione
del pensiero critico, della distruzione
della cultura e della libertà, vi accuso
della rovina dei piccoli, vi accuso
del consegnarci, traditori, ai potenti.

Io vi accuso e – per quello che vale
l’anatema di un poeta – non vi perdonerò.


Scritta nel 2022.

Appello agli amici artisti

11 mercoledì Ago 2021

Posted by carlomolinaro in prosa

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arte, impegno civile

Allora, ecco, quello che sto per scrivere riguarda gli artisti, nel senso più ampio della parola, dalla narrativa alla musica, dalla pittura alla danza, dalla recitazione alla scultura, dalla poesia allo striptease, dal teatro alla giocoleria, dal cinema al rap, dall’ebanisteria alla canzone, dalla commedia alla mimica, dalla drammaturgia alla topiaria a tutte le altre cose il cui elenco è potenzialmente infinito.

È una faccenda difficile. Di solito scrivo di getto, con grande sventatezza, spinto da impulsi incontenibili – per le poesie è così sempre, ma lo è anche per la maggioranza delle prose.

Stavolta, invece, ci rimugino da un po’ di settimane. Quindi mi verrà pure scritto male, perché i testi su cui rimugino mi vengono più brutti di quelli che scaturiscono senza che io quasi me ne accorga. Sono fatto così, ognuno è diverso.

Ora faccio una premessa “autocritica” doverosa – anche perché se non me la facessi da solo mi verrebbe – giustamente – sparata contro a raffica da tutti. Ecco: la premessa è che per me è facile, sì. La mia arte è la poesia, che come da tradizione non mi ha mai fruttato il becco di un quattrino. Tradizione antichissima: già non era la “Commedia” a riempire di minestra il piatto dell’Alighieri, né i “Canti” offrivano la cena al Leopardi. Il poeta campa d’altro: qualcuno è ricco di famiglia, qualcuno è poeta-operaio o poeta-impiegato, molti (troppi) sono poeti docenti universitari (ah, l’accademia!) e altri vivono da barboni, semplicemente. Io sono stato un poeta-impiegato prima di diventare un poeta-pensionato. Bene.

Quindi se smetto di fare presentazioni del mio libro, letture di poesie, partecipazioni a convegni ed eventi vari, tale cessazione non mi arreca alcun danno economico, così come non mi ha mai arrecato alcun economico beneficio. Dunque, da quel punto di vista, mi è, come premettevo, facile.

Ma in altri rami del variegato mondo dell’arte c’è invece chi si sostenta – in parte o in tutto – del calcare un palco, del suonare uno strumento, del raccontare una storia, del danzare davanti a una platea e così via. Per loro “non farlo” diventa (anche) un problema di sopravvivenza materiale.

Allora, ecco, insomma. Fatta questa premessa, io – ora lo dico, sì, lo devo dire – francamente mi aspettavo che gli amici artisti, persone fantasiose, libere, sognanti, autonome, critiche, fuori dagli schemi, non si assoggettassero in così larga maggioranza al sopruso del green pass, alla violenta imposizione di un vaccino sperimentale su cui il potere racconta un sacco di panzane, alla discriminazione del loro pubblico stesso: tu puoi venire a vedermi/ascoltarmi/seguirmi, perché ti sottometti; tu no, perché la pensi diversamente. Amici artisti, possibile che non vi suoni orribile questa cosa? Convalidate il bollino del potere imposto al regno – per definizione – della libertà – l’arte, appunto.

Io lo trovo orribile. Finché le cose staranno così, non farò nessuna presentazione del libro, né lettura di poesie, né partecipazione a riunioni, convegni, insomma rifiuterò qualsiasi contesto dove ai partecipanti sia richiesta una (illegittimissima) certificazione delle loro scelte e della loro salute. Rifiuterò, punto e basta: nessuna scappatoia con il tampone quarantottore, sicuramente. Ok, ok, per me è facile – l’ho premesso, no?

Per chi d’arte vive (materialmente) è più difficile, lo capisco benissimo. Ma, ecco, se uno proprio non se la sente di rinunciare a fare il concerto o lo spettacolo, ecco, almeno una dissociazione, una dichiarazione da scrivere sulle locandine e da pronunciare solennemente all’inizio della serata: “sono addolorato dalla discriminazione a cui mi costringono, esprimo la mia solidarietà a chi è rimasto fuori perché dissente dalle scelte del governo e delle multinazionali”. Almeno questo, no?

Ecco, l’ho detto, amici artisti. Ora potete tranquillamente cancellarmi. Tanto, da questo mondo impazzito, mi sto già lentamente cancellando da solo, e quasi con un certo pacifico sollievo, in una sorta di serena naturale dissolvenza della fragile vita mortale. Ciao!

11 agosto 2021

Miserere

26 domenica Apr 2020

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impegno civile

Ci stiamo uccidendo per salvarci la vita:
quella vituccia con la v minuscola
che, morto dio, la scienza ha collocato
sul suo unico altare. Grandi uomini
han vissuto trent’anni ed è loro bastato
a darci meraviglie. Ora cediamo
la vita in cambio di rantoli di vita,
schiavi di chi ci butta come a cani
tozzi di giorni secchi, tempo rancido.

La morte osserva stupefatta il nostro
annetterci al suo regno, da vassalli.
Morire da già morti è più indolore?
Morire senza avere mai vissuto:
che lunga anestesia ci somministra
il buon dottore, il padre nostro che
sta in torri di cristallo oltre gli schermi
a cui volgiamo come a icone sacre
il timore degli occhi: miserere!


Scritta nel 2020.

Teatro della sezione femminile

11 venerdì Ott 2019

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile, scenari

Pistole, minigonne, scollature,
stupefacenti, macchine da presa,
telefonini e cani: questo vieta
un cartello all’ingresso della casa
circondariale Lorusso e Cutugno.

Motoseghe e tritolo non ne parla
ma forse è sottinteso. Strano è il mondo.
Le ragazze (accollate, in pantaloni)
ospiti della casa, nel teatro
offrono uno spettacolo di pregio.

Mi han dato un «pass», ho passato cancelli
di cui ho perso il conto: percepisco
la discesa in un mondo scollegato,
chiuso, isolato. Gli ambienti puliti
moderni – però è sempre una galera.

Spero che tutte ritrovino vita:
quale che fosse il passato, un futuro.
A questo deve servire la «pena»:
non a «marcire» come blaterava
un indegno ministro e con lui molti.


Scritta nel 2019.

Vedere

23 venerdì Ago 2019

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cose di dentro, impegno civile, scenari

Un mese all’equinozio. Stamattina
mi sono risvegliato col pensiero
che c’è un nesso preciso tra il fregarsene
dei migranti che muoiono nel mare
e il fregarsene del mare, del cielo,
del pianeta che muore: il fregarsene
infine, di sé stessi, in un oblio
psichiatrico, privato d’intelletto.

Il sole sorge indulgente, disegna
travetti obliqui sotto il cornicione
della casa di fronte: io non m’ero
– quasi vent’anni che abito qui
e guardo quella casa ogni mattina –
accorto mai che a sorreggere il tetto
fosse una fila di legni così.
Ci vuole tempo a conoscersi intorno.


Scritta nel 2019.

La causa

01 sabato Giu 2019

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impegno civile, riflessioni

Vengono tempi oscuri, per oscuri
motivi: non è chiara la causa 
di questo scuro: pareva che i lumi
prevalessero nonostante tutto,
superate le carneficine
del secolo breve, portati i diritti
nei campi, nelle officine, portata
più libertà nella vita sessuale
e relazionale, in generale
pareva che pur con alti e bassi
la luce prevalesse. La scienza
consentirebbe lavorare meno
tutti, avere il tempo per giocare
e sognare, producendo il necessario
con serenità. Era plausibile
che prevalesse la luce, ma invece
vengono tempi oscuri, per oscuri
motivi. Un’ipotesi è che i giardinieri
si siano allontanati dal giardino:
senza cura costante, negligendo
di rinnovare ogni anno gli innesti,
i fiori fini, fragranti, delicati
tornano presto a inferocirsi in rovi:
furon rosai, ed or si fanno sterpi.


Scritta nel 2019.

Comunicato

28 giovedì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile, scenari

giovane di venti o trent’anni
che dici che non c’è lavoro
non c’è futuro non c’è speranza
ho il piacere e l’onore
d’informarti che
il lavoro il futuro la speranza sei tu


Scritta nel 2018.

Non diremo mai

03 domenica Giu 2018

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impegno civile

Siamo giusti: non possiamo certo dire
che siano fascisti, anche se un po’
ce l’hanno con gli ebrei, questi ebrei
tutti un po’ banchieri, un po’ tedeschi,
le lobby, si sa. Ma non possiamo
certo dire che siano fascisti, anche se
per prima cosa vogliono chiudere
i campi rom e bloccare l’accoglienza
ai dannati dell’Africa, insomma
un po’ ce l’hanno con i negri
e con gli zingari. Però non possiamo
– siamo giusti – certo dire
che siano fascisti, anche se
hanno un ministro della famiglia
che ama il patriarcato e odia
i gay, le lesbiche, i diversi: insomma,
un po’ ce l’hanno con gli omosessuali.
Ma – siamo giusti – non possiamo certo dire
che siano fascisti, anche se mostrano
simpatie per Paesi che imbavagliano
intellettuali e giornalisti scomodi,
insomma, un po’ ce l’hanno
con i dissidenti. Ma noi siamo corretti
e no, non possiamo certo dire
che siano fascisti, anche se
ce l’hanno con gli ebrei, i negri,
gli zingari, gli omosessuali,
i diversi e i dissidenti: è tutta
una coincidenza, siamo in tempi
postmoderni, stimolanti, ricchi
di grandi novità, perciò – siamo giusti –
non diremo mai che siano fascisti.


Scritta nel 2018.

Smettete, ragazzi, di rinunciare all’amore

01 lunedì Gen 2018

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amore, impegno civile, scenari

Gli sballi, gli schemi, gli sbagli, i paletti,
divertirsi in modi fighi, accettati, il timore
del troppo, amfetamine per fare
da programma l’alba, poi senza navigatore
vi perdete fra Beinasco e Orbassano
in devastanti solitudini, un taglio
di capelli, un trucco, la musica
e le lacrime, quelle vere, nascoste:
mi finirete, lo so, nelle stesse
malinconiche dinamiche di coppia
dei padri e dei nonni, nessuna
rivoluzione: fa troppo paura
la liberazione – che gabbia di dèmoni
è il cuore, che inferno è il paradiso
di luce immensa fuori, che non s’apra
la porta, che nemmeno si socchiuda – ma
questo frastuono che ai sentimenti mescola
la propaganda dei venditori furbi
è una gabbia peggiore, è la stia
dove ingrassare polli redditizi:
non ci sarà nessuno a consolarvi
nel giorno del macello
dunque gridate più forte, cercatevi,
trovatevi, tenetevi per mano:
smettete, ragazzi, di rinunciare all’amore.


Scritta nel 2017.

Nude freedom

02 sabato Dic 2017

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donne nude, impegno civile

no tassels on the nipples
no pasties
free tits in striptease
free tits on the beach
free tits in the network
free tits anywhere

no thong on the snatch
no g-string
free cunt in striptease
free cunt on the beach
free cunt in the network
free cunt anywhere


Scritta nel 2017.

Le mie muse principali

16 lunedì Ott 2017

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amore, cose di dentro, impegno civile

Lo si desume benissimo da molte mie poesie, ma volendo analizzare la cosa in prosa razionale, ecco, in sostanza io sono particolarmente affascinato dalle donne che con serenità e naturalezza, senza angosce né conflitti, fanno l’amore con più uomini nello stesso arco di tempo, nello stesso giorno, nello stesso pomeriggio, nelle stesse ore.

I motivi per cui lo fanno non hanno importanza, se c’è serenità e naturalezza. Può essere che siano innamorate pazze di due uomini, o che gliene piacciano cinque, o che vogliano esplorarne tantissimi come si esplorano paesi, o che stiano bene nella varietà; può essere per forme svariate d’amore, può essere per gioco, piacere, gratificazione, può essere pure per vanità, o anche per denaro. Non importa il perché: ad affascinarmi è il fatto in sé, è una cosa che mi attrae e talvolta proprio m’innamora.

È una mia psicopatologia, collegata a traumi, mancanze, complessi, conflitti e blablabla? Ma probabilissimo, anzi direi sicuro, per carità. Ne ho a bizzeffe, nella vita, di cause da indagare, ogni tanto le indago. Certo che anche gli altri, tutti quelli con cui entro in confidenza e di cui quindi so qualcosa, e che hanno i comportamenti più svariati, scarsi proprio non sono, di traumi, mancanze, complessi, conflitti e blablabla. Quindi la patologia dove sta? Chissà.

Credo però che nel fascino che esercitano su di me le donne di libera multipla sessualità ci sia anche una componente ideologica, politica. Ebbene sì.

Provate a pensare un mondo dove la stragrande maggioranza delle donne, una maggioranza schiacciante, fa l’amore con più uomini insieme, negli stessi giorni, nelle stesse ore, nella stessa quotidianità: e non magari per un breve periodo giovanile scapigliato, ma sempre, come naturale condizione di vita.

È la rivoluzione più grande che si possa immaginare. Quasi non la si può nemmeno immaginare. Crolla il patriarcato che ha formato e dominato praticamente tutto il mondo da millenni. Crolla il possesso maschile, crolla la gelosia. Crollano le religioni monoteiste e non solo quelle, crollano sostanzialmente tutte le religioni. Crolla la famiglia tradizionale e di conseguenza muta tutta la società che su di essa si basa. Cambia lo Stato, cambiano le strutture, l’economia, la pedagogia, la scuola, cambiano le figure genitoriali, cambia la psicologia, cambia l’arcobaleno dei sentimenti. Cambia persino l’alimentazione, cambiano le strutture abitative, i nuclei di convivenza, cambia l’architettura, l’arte, i trasporti, tutto. Forse, forse, crolla persino il capitalismo, che è un osso duro.

È una rivoluzione che a me piacerebbe, è un mio utopico sogno. Ma a voi no, non piacerebbe, dai, siate sinceri che vi voglio bene lo stesso, a voi non piacerebbe, uomini e donne del mio tempo e del mio spazio, mie amati stranissimi compianetini. A voi non piacerebbe. Ed è per questo, in definitiva, che nel pensiero maschile ma anche femminile, nel sentire profondo radicato, la donna che fa l’amore con più uomini resta una brutta troiaccia.

Ma io vi capisco. Siete dei conservatori (non è un insulto). Le rivoluzioni sono pericolose e faticose. Chi lascia la via vecchia per la nuova… Dai, se si è sempre fatto così, vuol dire che è il modo (mondo) migliore. È così pieno di pace, di entusiasmo, d’amore, di fraternità, di giustizia, di felicità che trabocca da ogni angolo. Va tutto così meravigliosamente, cosa vuoi rivoluzionare?

Non cambierà nulla. Io però di mio sono particolarmente affascinato dalle donne con tanti uomini, ci faccio le poesie, ogni tanto me ne innamoro, con qualcuna ho avuto la fortuna di farci l’amore anch’io, altre le ho disperatamente corteggiate invano, che non è che sei stata con mille allora sei facile, come pensano gli idioti. Loro sono le mie muse principali.

Spero che non si offendano le altre, quelle che trovano inconcepibile fare l’amore con due nello stesso giorno, quelle che per passare da un uomo a un altro hanno bisogno di lunghi complicati percorsi, di esclusiva confidenza anteriore. Apprezzo anche loro, con la massima stima, con simpatia e amore quando c’è, che simpatia e amore non c’entrano nulla con i modi di vita, con i comportamenti. C’è splendore in tantissime diversissime persone, con differenti sensibilità, differenti caratteri, differenti idee. Però quelle con tanti uomini sono le mie muse principali, ecco tutto.

Il bene

13 martedì Giu 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile, scenari

Il bene, rondoni al cornicione, due ragazze
che ridono scendendo per via Saccarelli, un refolo
di brezza nella sera calda, dimenticare
che tragedia è l’esito di tutto. Sul 46
un ragazzo parlava all’autista, diceva
che sua sorella deve stare ancora
sei mesi in comunità, per un furto
in un negozio, ma il venerdì
le concedono due ore di permesso,
ha ventun anni, è divorziata, l’autista
diceva che si vive meglio di notte, lui
prende volentieri l’ultimo turno,
si guida meglio, riporta il mezzo al deposito
alle due, due e mezza, poi resta
ancora alzato a fumare. La ragazza
del ragazzo che parlava all’autista
taceva, annuiva, aveva un seno bellissimo
in un vestito bianco, una famiglia di neri
è scesa in piazza Baldissera, altri due neri
massicci, tarchiati, a lungodora Napoli,
io due fermate dopo, verso casa, incrociando
in via Saccarelli le due ragazze di cui sopra,
che ora forse sono stanche o rabbiose
ma ridevano in quell’attimo, il bene,
rondoni al cornicione, non stare a pensare.


Scritta nel 2017.

Manchester, May 22, 2017

25 giovedì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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impegno civile, riflessioni

Guardo un breve porno artigianale, Sonia
con arguta ginnastica espelle dalla fica
un telefonino anni Novanta, è bella,
ammicca e sa muovere bene i muscoli
pelvici, ha una vagina tonica, poi guardo
le immagini del massacro di Manchester,
sono molte le divisioni improprie
fra incanti, sentori, la colomba della pace
schitta guano anche lei, se ne può concimare
con accortezza la pianta che a maggio
avrà la rosa in su la cima e dolci
saranno a giugno nel cadere i petali,
se osservi o immagini al mirabile orizzonte
le vette brulicare, svettare i lombrichi
morbidi, e becchi d’uccelli li tagliano
in nutrienti mozziconi, sì, ma noi
queste migliaia di anni da uomini,
è sacrosanto dovere e piacere
alzare gli occhi, portare i sensi e l’anima
dove si smorza il sibilo, dove inutile
è la lama che avida fruga, dove il pane
è diritto d’una natura nuova
che non nega, dove è bello
per tutti il cielo a sufficienza, dove
è bella Sonia che sinuosa mostra
la fica aperta come un aquilone,
dove nella pur piccola vigilia
qualche sorriso s’avvera, disarma.


Scritta nel 2017.

Della prostituzione

06 sabato Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, cose erotiche, impegno civile, scenari

Il desiderio di calore di pelle,
di fragranza di seno, d’umidore
di grembo fresco odoroso, di pube
salino, di solco luccicante
come fra palpebre, il desiderio
di fiato nei capelli, d’eco
incarnata d’orizzonti, di guizzo
di membro agli orli, di sapore
di schiena, di collo, di quiete
sussurrata al traboccare, d’umore
versato e colto, il desiderio
che in fondo è semplice, ma più in fondo
è complesso, divino, se non può
appagarsi in miracoli concordi
di reciproca pura attrazione,
allora piuttosto che millantare
confusi ambigui amori
con spergiuri, ridicole finzioni
fintamente credute, volgari sottintesi
in progetti collusi, è meglio, molto meglio
un biglietto da cento, ricevuto o dato,
è onestamente, lealmente, qualcosa.


Scritta nel 2017.

Sopra una foto

20 martedì Dic 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose erotiche, impegno civile

SOPRA UNA FOTO DI RIMMING AMATORIALE
dove una giovane donna è rappresentata in atto di leccare un culo

Il formato quadrato fa pensare
a un telefonino di qualche anno fa:
i moderni smartòfoni le fanno rettangolari.
È stato usato il flash, l’illuminazione
farebbe inorridire anche l’ultimo
dei dilettanti. Eppure è grazioso
l’insieme. Di lui si vede solo il bacino,
dall’ombelico alla coscia. Lei affonda
il viso fra le natiche, sotto lo scroto,
premendosi contro, di profilo, e fionda
la lingua, con precisione, sull’ano.

Lei è carina, capelli castani, viso lindo,
occhi larghi (li tiene chiusi ma intuisco
che sono larghi), orecchie lunghe, ricorda
vagamente qualcuna che conosco.
Ha un orecchino di brillantini,
si vedono le spalline nere di un vestito
che indossa, fuori dall’inquadratura.

Probabilmente la prima impressione
è che lei sia vittima o troia o entrambe le cose:
la sessualità è così carica d’orpelli
semantici, sociali e di potere
che mai ce ne potremo liberare.
E in «leccare il culo» è dominante
la metafora: adulazione, umiliazione,
sottomissione e altri simili concetti.

Eppure la foto è assolutamente aperta
a ogni interpretazione. Potrebbe essere
un gioco fra amici, per il gusto
di tutte e tutti; potrebbe essere
una escort noleggiata da maschi;
potrebbe essere che sia lei sia lui
siano escort, noleggiati da un terzo voyeur;
potrebbe essere un finto amatoriale
orchestrato da un pornoproduttore;
potrebbe essere una scommessa;
potrebbe essere (benché, lo ammetto,
meno probabile) che lei abbia ingaggiato
un escort che si facesse leccare lì:
io da giovane, ricordo, leccai il culo
previo pagamento di trentamila lire
a una prostituta, mai vista prima
e mai rivista dopo, che mi ispirò
chissà perché, quella cosa così intima
(ne fu un poco, infatti, stupita).

La foto è aperta a ogni interpretazione eppure
oltre al giudizio d’oscenità, prevale
l’idea che lei sia vittima o troia
o entrambe le cose. Non vengo da Marte,
anche in me è questa la prima sensazione,
ma ritengo che bisognerebbe, come dicono
gli psicologi, «lavorarci» un po’ sopra,
scavarci un po’ dentro, magari liberare
altre visuali, altre angolazioni.

E non solo per quel che riguarda le foto.

Comechessia, lei la trovo simpatica,
delicata, mi piacerebbe conoscerla,
ma queste foto, è chiaro, non si firmano:
non la potrò cercare in social network.

Per una migliore documentata comprensione
questa poesia andrebbe pubblicata
con la foto che l’ha ispirata:
ma mi bannerebbero da qualsiasi sito,
e credo che Einaudi non la vorrebbe,
l’unico luogo dove verrebbe accettata
la poesia fotodocumentata
sarebbe, credo, un portale porno:
anche questo significa qualcosa.


Scritta nel 2016.

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