fuga fuga scrittori in fuga col cranio fracassato a porta palazzo dolcezza di agrumi
su camion da sicilia oppure odore capri anacapri cardi anacardi cardinali
addolcite con prati verdi aiole linee austere palazzo madama e madamine
corrusche con le occhiaie interminabili malati terminali agonia di granchi
nelle umide casse al mercato del pesce bianche trombe scosciate majorettes
dalla collina in primavera effluvio d’erba cipollina con matte castagne
d’autunno viale thovez salesiani e albergo a ore con cioccolatini mattutini
quando corso regina nero e giallo come il culo di una vespa punge e muore
sotto il tailleur metamorfosi a rovescio la farfalla s’imbruca e s’inlarva e s’ignora
la signora sul sedici che sfreccia nella così detta feccia senza torinesi a bordo
era un dolce ricordo una sera in corso bologna l’amica non resisteva più
e accovacciata rimboccata smutandata davanti a un fiat fiorino fa pipì
e da superga nel festante coro lascia un nuovo decoro ai castellani buoni
che osservano lo spazio che s’incurva dalla mole giù giù fino ai murazzi
luccicanti di scaglie roteanti luci azzurre con profumo di lustre conchiglie
da cui venere incompresa nasce al prato di via artom con saggezza di condom
al meglio che non coglie nessun film per via roma griffata di stronzette
l’angoscia è un’onda immonda che l’afferra e lo circonda minacciosa
e gli manca qualcosa torino laboriosa torino volontaria che toglie anche l’aria
amore mio l’amore è sempre un gesto inconsulto talvolta anche un insulto
torino che non svela torino che querela torino è una candela precaria
quando il sole la pulisce quasi più non riconosce le sue luci intubate nel falso
cortese galante gentile dura e fredda col guanto col fucile col torbido dei preti
con la disperazione dei poeti e delle troie annegate in buonismo e cioccolate
da baratti scandalosi fra parenti fastidiosi e inquietanti presenze d’eminenze
mimetici avvocati annotati a notai bottegai arricchiti analfabeti devoti ma
soffia un vento che consola intermittente arginando il terrore lungo un viale
ossidato d’argento fottuto di tristezza seduto su una panca di piazza statuto
dove tutto sembra chiuso si riapre si scioglie all’improvviso sorride e l’accoglie
così riprende fiato così grato di gioia riprende la fuga la fuga la fuga
Da Entro incerti limiti, Edizioni Joker, 2001; poi ristampata in La parola rinvenuta, Genesi Editrice, 2006.