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Talvolta sono saturo, spossato
dalle mie fantasie su di te.
Non posso farne a meno, ma
mi snervano, mi estenuano.

Il più bel dono che tu potresti farmi
sarebbe raccontarmi la tua vita
per filo e per segno.

Io ascoltandoti
troverei forse
qualcosa di più ordinario
rispetto a certe mie ardite
sceneggiature di te, costruite
sulle poche confidenze
che mi hai concesso e su notizie
rastrellate qua e là, ma
troverei sicuramente
qualcosa di più straordinario
nella tua verità
perché so – da poeta lo so –
che il sogno è più povero
della realtà.

Quelli che dicono
che è meglio fantasticare che sapere
e che il desiderio
è meglio dell’esaudire
sono grigi funzionari della vita,
rassegnati trasgressori
in oneste scappatelle
dell’eroico cartellino da timbrare:
fin da bambini, per salvarsi, hanno imparato
a tristissimamente scherzare.

Che parlino per loro – io da poeta
e da accanito strenuo sognatore
so che le cose non stanno
propriamente così:
il sogno è fatica sfibrante,
dà gonfiore alla mente,
logora gli occhi e il cuore.

Il più bel dono che tu potresti farmi
sarebbe raccontarmi la tua vita
per filo e per segno.

Ma chi te lo fa fare? Cosa importa
a te di me? Mi lascerai
qui per sempre a sognare così forte
da farmi uscire del sangue dal naso

– e chi dirà che questa è una fortuna
gli do un pugno che lo mando sulla Luna.


Scritta nel 2016.