«Ebrei al rogo»
su un muro in via Pinelli
rimasta per anni.
«Donatella ti amo»
su un marciapiede
davanti al portone di Donatella
in via Principessa Clotilde
cancellata in due giorni
con grande spreco di saponi e solventi.
Dà più fastidio l’amore
che i campi di sterminio.
Scritta nel 2016.
Ciao Carlo,
la poesia mi piace, come molte delle tue poesie, perché dettata dallo spirito di osservazione che eserciti quando cammini per Torino o negli atri luoghi dove ti rechi. Quelli che vanno in macchina, non possono capire questa cosa, perché loro si spostano con un diverso tempo senza la giusta osservazione.
Poi mi sono messo a camminare con te, con la fantasia. Via Pinelli e Principessa Clotilde, all’inizio pensavo fosse un problema legato al quartiere. Siamo differenti in questo, io non conosco i nomi delle vie, ho la memoria fotografica dei luoghi e manco di quella lessicale. Per cui ho cambiato pensiero, mi è incominciata a suonare storta, la chiusa. Non vuole essere una critica, ben inteso, la chiusa tua Poetica mi sta bene. Quello che mi suona strano è il senso logico. Le due scritte sono una indirizzata agli Ebrei e l’altra a Donatella. In realtà Donatella si è mossa o altri per lei alla subitanea cancellazione. Per motivi che oscillano come prima cosa, tra genitori troppo apprensivi molto piccolo borghesi, preoccupati di dovere sostenere pubblicamente che la loro figlia e amata a sua volta da uno sconosciuto scrittore imbrattante folle d’amore. Come seconda ragione dal fatto che Donatella, ama uno che la scritta non ha prodotto. Perché ora geloso come un Otello si aggira nei dintorni del palazzo per cercare lo scrittore folle d’amore, con tanto di arma da taglio. Insomma le solite cose da Italiani l’onore, il decoro, il folle amore, la gelosia, e compagnia cantante. Gli Ebrei, discorso diverso. Gli Ebrei non cancellano le scritte contro di loro, e neanche chiedono di farlo. Gli Ebrei usano l’odio che viene scritto contro di loro per mantenere viva la memoria dell’olocausto.
Gli Ebrei le scritte non le cancellano, le lasciano stare e le usano. Non si preoccupano delle scritte piene d’odio. Le usano, per certificare che esiste l’odio contro di loro. Questa cosa la fanno da migliaia di anni la documentano e la condividono e la combattono, attraverso i loro metodi. Fondamentalmente quello di non cancellare mai le scritte di odio contro di loro. Ora pensa quanto coglioni si possa essere per scrivere una cosa di questo genere. Pensa anche a quanto siano evoluti gli Ebrei per lasciare la scritta sul muro senza cancellarla.
Ora finito sta baggianata che ho scritto, mi sembro abbastanza somigliante al signore attempato di una tua poesia, che spiegava la questione del pullman lungo e del corto alla signora salita all’ultimo momento. Bella quella poesia, mi ha divertito un sacco era quasi comica, in particolare quando te ne sei uscito con Aristotele. Vedi? Sarà un vizio Torinese, di fare ritornare e tentare di ricondurre tutto in logica, o solo il lasciarsi perdere tempo a osservare, farsi domande, un poco impazzire in dettagli inutili. Il Sudoku questa sera non mi veniva per cui…
Ciao Carlo un tuo lettore affezionato.
Flavio pittore di Trasformazione.
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In effetti è vero. Ho sfruttato il contrasto di cancellazioni e non cancellazioni per una chiusa a effetto. È chiaro poi che le rapide cancellazioni colpiscono di più le scritte personali che quelle generiche. Ci fosse stato scritto «al rogo l’ebreo Mordecai Boralevi» davanti a casa sua, sarebbe stato subito cancellato. Ehi, spero che non esista, è un nome di fantasia!
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