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Ricordo il discorso che non le feci
trentotto anni fa, signora, la fisioterapia
dopo la polinevrite alcolica, a zero
l’elettromiogramma, lei diceva
stare su un piede solo, esercitare
la forza perduta della singola gamba
concentrandomi, risposi: «non sono
mai stato capace di stare in equilibrio
su un solo piede» e lei sorrise
non credendomi, disse: «ma come!
faccia come quando saltellava
da ragazzino giocando, come tutti».

Lei non mi credeva e io non le feci
questo discorso, signora
fisioterapeuta delle Molinette
nell’autunno dell’82, non spiegai
che negli anni Sessanta, quando erano
più giovani le nostre madri umili e fiere
e aveva la frutta un diverso sapore
e si lavorava sodo e i ragazzini
saltellavano e si picchiavano ed era
un mondo vero, ecco: non è vero.

Mia madre non così umile né fiera
non s’accorse mai che a qualsiasi età
barcollavo infilando i pantaloni
cercando un appoggio, al primo tentativo
spesso ricadevo col piede, riprovavo:
io, signora, su una gamba sola, mai
e non si sa il perché: non era un disturbo
diagnosticato, ero semplicemente
un pirla e un imbranato: saltellare?
no, non ho mai saltellato né picchiato
e mio padre lavorava duro per fondare
il consumismo, comprava le radio
e i mangianastri che non usava, qualsiasi
giocattolo, più bambino di me
giocava a essere diventato
stimato dottore da padri contadini
e anche lui, signora, non ammetteva
che io non saltellassi e non picchiassi:
non ammettendolo, non lo vedeva.

Quanto alla frutta, di tutto quel sapore
non mi ricordo e i compagni di scuola
come oggi l’i-phone compravano cose
quanto potevano: saltellare e picchiare
chi sì e chi no, non è che li spiassi
in questo, l’epopea raccontava
che gonfi di testosterone scopassero
non si sa chi, le ragazze dovendo
restare caste. Era una merda, signora
il mondo vero degli anni Sessanta:
mia madre ancora adesso a novant’anni
non lo sa e non sa che quanto a me
non saltellavo né picchiavo
e giunsi vergine e ansioso alla donna
che sposai e non è romantico, signora
era soltanto una disperazione
(mi rifeci poi dopo) era proprio
una disperazione tutte quelle cose
che andavano fatte, così tanto
che si credono fatte, da tutti:
e lei nel 1982
non ci credeva che io non avessi
mai saltellato e se qualcuno vedeva
mettermi i pantaloni, morivo di vergogna
cadendo e ricadendo. Ero un ragazzo
normale, nessun problema, bene a scuola
mai salito su un albero.

Ho i miei motivi, signora, per odiare
nel secolo ventunesimo, adesso
che sono vecchio ormai, le frasi fatte
nei bar, sulle quarte di copertina
dei libri, su Facebook, quando il mondo
era più vero, o che l’amore si redime
con l’abbandono e signor caporale
quante puttane e quante brave ragazze
e fiere e umili madri e il bollito
e l’occhiolino e il bosco e la frutta
ma cosa cazzo dite? cosa cazzo?

Già nell’ottantadue, sul lettino
paralizzato dall’alcol solitario
inerte lo sciatico popliteo interno
non meno che l’esterno
lei sorridendo signora negava
il mio non avere mai saltellato
su un piede solo, non avere picchiato
né scopato né virilmente ammiccato:
lei signora come un fiera madre
negava che io
fossi mai esistito.

Non ha colpa, signora, però
io quel sapore di frutta di una volta
io francamente no.

(Cammino bene, adesso, lo sa?)


Scritta nel 2020.