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se ferivi era perché
camminando nel tuo bosco di cristallo finissimo
succedeva
– volendo o non volendo –
che si rompesse un ramo, una foglia
e il cristallo spezzato è taglientissimo

alcuni dei colpevoli
sanguinando accusavano te
d’essere stronza, crudele

ma chi si inoltra in foreste frangibili
deve mettere in conto alcune cose
primo, camminare con infinita attenzione
con un passo più leggero di un passero
secondo, sapere che ciononostante
qualcosa spezzerà, ti farà male

ho provato a scendere, hai provato ad accogliermi
nel labirinto impervio degli abissi
dove il buio annodato alla luce
proibiva alla tua vita il dipanarsi

non per sciogliere quei nodi, soltanto
per starti accanto finché non si sciogliessero
per una terapia, per un miracolo

perché ero e sono innamorato di te

ho camminato più adagio che potevo
assottigliandomi in riva ai tuoi disegni
e se, maldestro, qualcosa spezzavo
il tuo sguardo e il rimorso mi colmavano
ogni minimo spazio, perciò
di sangue da miei tagli nemmeno m’accorgevo

il mio fine, il progetto, il desiderio era
che tu trovassi intatta una tua gioia
da cui partire, un tuo spazio invogliante
dove sgranchire le tue braccia magre
a toccare, spostare, modellare, vivere
vivere, vivere, vivere, vivere

ma per minimo che sia e involontario
un errore imprevisto dell’attento
in cui tu provi ad avere fiducia
delude più della mandria di bisonti
che tutto tritura nel modo previsto


Scritta nel 2021.