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affiorano cose, molte, è naturale
di gennaio, di febbraio, un disegno
lasciato su una sedia, un foglio scritto
o un oggetto, una riga richiamata
in rete, affiorano cose di giorni
in cui tu respiravi e il dolce lume
entrava nei tuoi occhi, giorni che
erano gli ultimi e non lo sapevo
ed è ridicolo, a questo affiorare
ho l’impulso di muovermi di scatto
come a bloccare una biro che rotola
verso lo spigolo del tavolo, o correre
in cucina a spegnere il fuoco
sotto il caffè che trabocca: fare
qualcosa, impedire la caduta
come se ancora non fosse compiuta
è una frazione d’attimo, è ridicolo
ricado dentro il mio corpo impotente
per l’ennesima volta ripasso
la lezione irrevocabile, non c’è
più nessun compito, preme
nel petto, inutile, un’onda di pianto


Scritta nel 2021.