Nei giorni intorno all’Immacolata del ’18
facevamo l’amore, dormivamo abbracciati.
Accordavamo i peccati originari
in un disegno umano. Il tuo respiro
tranquillo accanto a me, restavo sveglio
per ascoltarlo. O cara speranza!
Era la vita, il nulla, era ciò che potevamo.
Brevi tregue: la terra era minata
da ordigni di una guerra interminabile
e tutto era ferito. Avrei voluto
portarti in salvo, medicarti, ma
non avevo né la mappa delle mine
né le garze pulite senza fango. Tu
sorridevi indulgente alla mia inettitudine:
così bella che penso che la morte
abbia dovuto distogliere gli occhi
dal tuo volto, per fare il suo mestiere.
Scritta nel 2021.