(avevi prenotato l’estrazione di un dente del giudizio
ti avevano trovato un posto per un anno dopo)
quando ti collego alle cose qui del tempo
mortale dei vivi
l’altro capo del filo di rame
è in […] che […] se […] *tu
a zigzag nelle lacune primordiali del testo
per la differenza di potenziale
una folgore violentissima
domani è, sarà, sarebbe, sarebbe stato, fu
(non così in principio era il verbo! rappezza
coniugazioni approssimate, arbitrarie
scappatoie di miseri mo[n]di inventati!)
il tuo compleanno, trentadue
«sei nata in uno dei giorni con più luce»
ha scritto Andrea una volta:
sono contento quando scrive di te
è quasi dividere un compito, un peso
ieri e stanotte mi sono arreso
sommerso
dall’onda di qualche ispirazione, sai
quando la poesia arriva, ha già delle parole
nitide, quelle, non altre:
un vento forte inatteso le porta, appaiono
chiare ma per poco, devi scrivere
subito o si richiude
la ferita di ciglia, di foglie, le palpebre
del bosco divaricate da un sussulto
di terra, d’aria
(il bosco, il tuo bosco)
non ho colto lo sfogo, mi sono rannicchiato
come un bambino muto, umido
del pianto del corpo:
ho lasciato passare
si farà a meno di quelle parole
di una manciata, forse, di versicoli
– servono? – non facciamola grossa, è
solo un mio piccolo lutto personale
[…]
ti vedo camminare con le gambe magre nude
sei la bambina nel fango della guerra
sei tutta la disperazione del mondo, di cui
io non sono all’altezza
(una cretina non ha disdetto l’appuntamento
la gente, così, ci fa perdere tempo)
Scritta nel 2022.