Uno sgabello rosa sul terrazzo,
nuvole in cielo più chiare, più buie.
Dagli alloggi vicini voci umane
più alte, più basse, cordiali o litigiose.
Un raggio di sole si specchia in un vetro
e nell’inclinazione già presento
l’aprirsi dell’oscuro della sera.
Le abbiamo dato il nome, ansia,
ma non è nostra invenzione: il coniglio
selvatico nel prato, insidiato
dalla volpe, l’albero che ignora
se verrà acqua per le sue radici,
vivono in ansia sempre, se vogliamo
usare il nostro elaborato lessico.
Spesso pure il mutare del disegno
delle nubi mi agita, il vento
che cambia direzione. L’attesa
è, quasi più che delle cose, del rimpianto.
Eppure questo scorrere è la vita,
tutta la vita a cui siamo attaccati:
siamo un’intrinseca contraddizione.
Scritta nel 2019.