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Sei partita. Mi osservo decadere:
è più lungo il mio soggiorno. Non dico
manchi bellezza in quest’isola sferica
che tra altre sfere rotola nel vuoto.

Non manca: ma ogni incanto è assottigliato
in esile pellicola, non basta
ad avvolgere il grumo del dolore
questo miraggio d’acque, di riflessi.

Un sopore, o sensazioni forti
primarie, erotiche, vulve allargate
come vele, un rivolo di sperma
fra un seno e un ombelico, può sospenderlo.

O una rabbia, un sanguinare. Rivendica
la carne il suo dominio, il cordone
che nutre e tiene in schiavitù il pensiero:
vola in astratti cieli! – finché pulso.

“Ogni incanto”, “miraggio d’acque” – smettila!
Le tue finzioni cessano al cessare
della trachea, del fegato. L’eterno
è silenzioso, umile, nascosto.

Sei partita. Mi osservo decadere.
Qualche cosa, nel tempo, devo fare:
rivederti salire fra i rami degli alberi,
allungare radici in speranze di falde.


Scritta nel 2022.