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C’è quell’aria di prima di un trasloco.
Tu hai già portato di là delle cose.
Il giorno è uggioso ma non è nel meteo
l’uggia: piccole spighe non si fermano
dall’oscillare contro il marciapiede
ed è vita, te la vorrei mostrare.

Tu hai già portato di là delle cose
nostre e non ritorni. Ovunque guardo
mi confondo: le cose che hai levato
ne reggevano altre che ora cedono
rimescolando tutto, e quando parlo
mi manca nella voce la tua voce.

L’umanità ha nostalgia d’un sogno
che chiama età dell’oro, che sta prima
d’ogni memoria, e la vaghezza è balsamo.
Ma tu, tu d’oro, noi siamo vissuti:
da svegli e sobri nelle nostre età
l’abbiamo fuso insieme, il nostro oro.

«Dove sono i miei fiori?» tu scrivevi
sulle pareti dei tuoi disincanti.
«Dove sei tu?» io domando ogni giorno
e fuggo le risposte, mi rannicchio
per trattenere o dissipare mondi.
Si fa buio e né so né sono nulla.


Scritta il 21 settembre 2023.