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amore, cose di dentro, il gioco che vale la candela, infanzia, la parola rinvenuta, poesie del Novecento, Premio Montale
L’anima mia è un quadro che dipinsi
ad occhi chiusi in un tempo che non so,
e il soffio della terra ne ha fissato
piano piano i colori.
Il bimbo tenne il braccio
ripiegato sul volto, perché i bimbi
hanno paura. Ma l’uomo, più forte,
osò aprire le mani e guardare.
Allora quasi nulla che domestico
mi fosse io vidi. Solamente, a volte,
un suono un volo un arco una fanciulla
trovo che già conobbi
alla mia tela, forse
quando ancora ero altrove.
E disperatamente m’innamoro:
come l’esiliato quando legge
all’improvviso nel porto straniero
dove cammina pensoso fra gli odori
un nome di sua lingua su una prora.
Da 6 poeti del Premio Montale – Roma 1985, All’Insegna del Pesce d’Oro, Scheiwiller, 1986; poi ristampata in Il gioco che vale la candela, Genesi Editrice, 1988; poi ristampata in La parola rinvenuta, Genesi Editrice, 2006.