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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: parole

A nozze

16 lunedì Apr 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore, parole, scenari

Vieni con me, non avere paura.
Risaliremo fino a ritrovare
le nostre nozze, dove
saremo ciò che fummo:
una sola parola.

Farci una sola carne
sarà semplice: non ci serviranno
terrori di profeti né cassetti
segreti. Come vele
al nostro stesso vento schiuderemo
le anime incarnate, gli animati
corpi di vita aperta. Neanche un tono
di cielo resterà non combaciato.

Da una ferita un fiume
di luce svelerà che la catena
è inganno d’ombre, riprofonderemo
nell’odore degli occhi, creeremo
le stelle e gli alberi e nessun bisogno
di esserci, di dirci.

Ci parlerà la gioia, taceremo
senza ascoltare, presi
del nostro essere presi:
durerà, durerà un tempo, finché
una copula, una preposizione
vorrà legare o chiudere il periodo:
saremo nudi, dovremo coprirci
di frasi e di ricordi
come il primo mattino dopo un viaggio.


Scritta nel 2018.

Il salume

04 domenica Dic 2016

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, parole, scenari

vidi una volta in un video porno nella vasta fica d’una fanciulla entrare
una mosca e subito uscirne, si era in un prato, d’umori
era rorida la fica, aperta, la mosca vi si era abbeverata
brevemente, mi parve eccitante la scena, molto bella la fanciulla, pensai
che volentieri l’avrei conosciuta – ma ciò non era possibile, era ella
un’anonima modella d’un video porno non sapevo nemmeno
dove girato, dunque dovetti accantonare l’idea di cercarla, osservai
tutto il video, si alternavano grossi cazzi nel culo e nella fica
della fanciulla, bella, e altre mosche talvolta volavano, poteva
essere un’estate di pianura in un punto qualsiasi d’Europa, dove

famiglie oscure stravolgono nomi e con nomignoli rivestono
gusci di sensi e sentimenti, non c’è un filo di vento che muova
i fantocci, è statica la ballata dei beati impiccati che impiccano
vite che in stretto tempo, macabre, si dimenano, subito
immobili come presa al collo la preda dalla bestia feroce
è carne macellata, cibaria del perpetuo genocidio
che ha nome natura – famiglie oscure stravolgono nomi
e berciano, scimmie oscene, nomignoli consacrati da comprofanare
in piccole orge di pessimo gusto: come vermi da teschi i tentacoli
si sporgono a ghermire parole vergini, tirandole alle fauci
molli di madri insaziabili, concettrici d’omicidi cicalecci, vidi

a Brusson uccidere una scrofa, fu issata ancora viva, enorme
guizzante sui ganci, sgozzata e quasi simultaneamente
tagliata per il ventre fino al taglio della gola, sgorgarono
gonfie e merdose le interiora, il sangue s’allargò su piastrelle
e grembiuli, mi parve eccitante la scena sacrificale
ma volgarissimi gli ambigui sacerdoti, irrispettosi, mirati
a un utile di salumi – così come se baciano una donna
mirano a un utile di case, di famiglie oscure che stravolgono
l’essere, sovvertendo la giustificazione in doppie partite
per chiudere cerchi di bilanci d’ovili, fuori dei quali
vaghino fiere di bellezza, penetranti insidie d’incubi divini
contro le quali afferman sia pietà l’esser crudeli: ed è

perché mai non si componga il desiderio a illuminare
la scena affascinante, insopportabile sarebbe di essa
l’inesorabile perdita, meglio stare chinati al riparo
di quiete zanzariere, giaculare stravolti nomignoli
tristissimi in penombre di salotti nauseabondi
anodini, cumulare bacini e soldini, convincersi che
sia il salume il perché del maiale sgozzato


Scritta nel 2016.

Barattolo e budino

17 martedì Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

parole, scenari

Ci sono parole che sono
in sé pericolose
e vanno quindi usate con cautela.
Una è «puttana», che quasi sempre
ha uso improprio, ma anche quando
ha uso proprio, ha tono sbagliato;
altre sono per esempio
«onore», «decoro» e «orgoglio»,
paravento a nefandezze e crudeltà
tanto a Mosul quanto a Bra.
Poi ce ne sono altre diversamente pericolose,
come «amore» e «libertà»,
e altre con pericoli più piccoli
ma non trascurabili, come «imbarazzante»
e «cioccolataio», sintomi
di discriminazioni sottili, eccetera.
Pensandoci, un po’ tutte
le parole possono essere pericolose,
quale più quale meno.
«Barattolo» e «budino» forse no,
però non so.


Scritta nel 2015.

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