• About

Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: le cose stesse

La lettera al maestro

08 domenica Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

≈ Lascia un commento

Tag

cose di dentro, infanzia, le cose stesse

M’è venuto in mente che in seconda elementare
– correva l’anno mille novecento sessanta –
scrissi una lettera al mio maestro elementare:
gliela scrissi a casa, con francobollo e tutto.
La mia grafomania ha radici lontanissime.
Non è che in quell’epoca remota
i maestri dessero in classe l’indirizzo di casa:
ma io, piccolo stalker, lo trovai.
Una lettera non lunga, di cui ricordo solo
le prime parole: «Caro Guido,
parliamoci chiaro: non si può andare avanti così».
Queste parole le ricordo. Poi credo seguissero
lamentele abbastanza generiche
su malfunzionamenti della scuola.
Non era facile avermi per allievo da bambino,
non è mai stato facile avermi in qualsiasi ruolo.
Il maestro in classe davanti a tutti mi chiamò
e disse: «Mi è arrivata una lettera
dal nostro Molinaro: di’ un po’ ai tuoi compagni,
Molinaro, che cosa mi hai scritto».
(All’epoca ci si chiamava solo per cognome,
ci chiamavamo per cognome anche fra noi bambini,
di qualche mio compagno non ho mai saputo il nome,
per esempio il Vailati, lo Zirilli e il Niemen,
mai saputo come facessero di nome.)
Io mi sentii sprofondare, mai avrei immaginato
che il maestro mi chiamasse per quella lettera
(non penso mai alle conseguenze delle mie azioni)
e balbettai: «Ho scritto… ho scritto “caro signor maestro”…»
Ma lui mi corresse: «No, hai scritto “caro Guido”».
Non mi punì, ma tutti risero e fu molto umiliante.
E finì lì. Non era come oggi: oggi se un bambino
di sette anni scrivesse una lettera del genere
chiamerebbero i genitori e poi anche gli psicologi,
e gli psicologi direbbero che la lettera è un segnale
da valutare, e nel loro abbastanza detestabile gergo
direbbero forse addirittura che è «una richiesta d’aiuto»
(sanno essere più umilianti che un maestro anni Sessanta,
gli psicologi di oggi, ma non se ne rendono conto).
Il concetto che esprimevo nell’incipit della lettera
era abbastanza esplicito: che ci si deve parlare
e che non si può andare avanti così;
e dire «tu Guido» anziché «lei signor maestro»
era una trasgressione (all’epoca) molto grave
che voleva forse abbattere una distanza, un muro,
ma lo faceva in un modo completamente sbagliato,
saltando tutti i passi necessari:
e per iscritto, perché sono timido.
Insomma, la cosa finì lì. Chissà perché
m’è venuto in mente stanotte ’sto fatto.
Forse perché mi sono svegliato con la sensazione
– più di mezzo secolo dopo –
che non si è mai parlato con nessuno
e che si è andati avanti così,
nel modo (mondo) per me inaccettabile,
da allora a oggi e a domani e per sempre
– e le distanze e i muri ancora adesso
non l’ho mica imparato il modo giusto
per provare ad abbatterli.


Da Le cose stesse, Matisklo Edizioni, 2013.

A tagliare le fette di brie

08 domenica Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

≈ Lascia un commento

Tag

le cose stesse, scenari

«non si può andare avanti così
a tagliare le fette di brie:
mi hanno fatto questa canzoncina
il macellaio e il pescivendolo»
dice e sorride la ragazza seduta
al ristorante pizzeria cinese con tre amiche:
lavora al banco di salumi e formaggi
di un mercato all’aperto
e racconta: «metto il banco alle sei e mezza
e alle sette meno un quarto arriva già
la vecchietta: – mi dà un etto di cotto?
– ma ci hai ottant’anni, ma perché non vieni a mezzogiorno? –
e poi vuole anche il latte – no signora il latte non c’è,
quello del latte passa alle nove».
Ride. Ha il viso fine, i capelli lisci castani
e le labbra sottili: «Ce n’è che mi fanno sclerare,
poi il sabato che devo stare anche il pomeriggio
non ne posso più, e allora certe volte urlo:
venghino venghino che c’è il salame bello
– così mi sfogo». «Fai come se fossi al mercato»
dice l’amica e ridono insieme di nuovo.
«Ma al macellaio gliela faccio io la canzone,
lui che taglia le fette di vitello. E davanti
c’è un marocchino che vende la frutta,
e alle sei del mattino ci ha già la Moretti,
quella da sessantasei ci elle, sai, non sta mai zitto,
mi ha detto che è diventato padre,
gli ho fatto i complimenti e lui ha detto che no,
che se l’era inventato, che bisogna
inventarsi le cose per stare sul mercato».
Poi in tono più basso: «La Miriam
non ce l’ha più fatta, ha dovuto lasciare il lavoro.
Lì se non sei forte scleri troppo. Il giovedì
c’è quella delle magliette che mette il banchetto
proprio attaccato al palo della luce
e va avanti tutto il giorno a battere sul palo
con una spranga di ferro».
«Forse» – dice l’amica – «per attirare i clienti?»
«No no, lo fa» – ribatte lei – «per rompere i coglioni!»
Ridono e finiscono la cena,
io finisco la mia pizza, mi alzo, pago il conto,
esco e canticchio nella mente
non si può andare avanti così
a tagliare le fette di brie
un poco innamorato ma tranquillo
salgo in casa per fare il mio mestiere
guardone e parassita:
le racconto.


Da Le cose stesse, Matisklo Edizioni, 2013.

Yoga

07 sabato Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

≈ Lascia un commento

Tag

amore respinto, le cose stesse

tu
un’amica mi ha detto che adesso
simpatizzi per il veganismo
e già so che fai yoga e acroyoga
ami la bellezza e la natura
forse stai attenta a non calpestare un insetto
forse hai uno sguardo buono
anche per ragni e scorpioni
questo è molto bello
ma
vorrei farti notare che quantomeno
dal punto di vista scientifico biologico
sono anch’io – al momento – un essere vivente
e sono in ansia per te
una parola me la potresti dire
o concedermi almeno lo sguardo buono
che forse concedi ai ragni e agli scorpioni
che tutto sommato credo di essere
meno velenoso di loro
e più in ansia di loro per te
anzi guarda secondo me
ai ragni e agli scorpioni di te
non gliene fotte un cazzo


Da Le cose stesse, Matisklo Edizioni, 2013.

Ma se noi

07 sabato Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

≈ Lascia un commento

Tag

amore vissuto, le cose stesse

Ma se noi
facciamo un giro con la Vespa
quando la scrocco a mio figlio
e facciamo i lavoretti
per pagare le bollette
e ti preparo colazione
con il burro di soia
e troviamo le cose per terra
e ci baciamo
e guardiamo accendersi il campanile
e ceniamo a un’ora qualsiasi
con mozzarella e pomodoro e basilico
ma se noi
parliamo di tutte le cose del mondo
e ci buttiamo sul letto
a un’ora qualsiasi
e facciamo l’amore
e andiamo la sera nei posti
dove si sente la musica gratis
e la poesia
e ci mandiamo gli esse emme esse
se appena un giorno restiamo lontani
e ci diciamo gli odori
e ci diciamo gli altri amori
ma se noi
la casa è piena di scatoloni
e lo yogurt del discount da un euro al chilo
a un’ora qualsiasi
facciamo l’amore
e ci addormentiamo nudi
e ci stupiamo che sia passato il tempo
ma pazienza lui passa
noi per mano
noi
tu
tu come puoi pensare
che ci manchi qualcosa?


Da Le cose stesse, Matisklo Edizioni, 2013.

Le nude

07 sabato Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

≈ 1 Commento

Tag

donne nude, impegno civile, le cose stesse

Vedere ragazze seminude o nude
belle ragazze seminude o nude
che danzano nude o danzando si spogliano
o seminude giocano in luci e colori
in un locale con musica e gente
o nude giocano a pallavolo
su una spiaggia naturista
o nude posano per un fotografo
– è bello, non rompetemi le palle:
non rompetemi le palle
con i vostri discorsi volgari maschilisti
o sussiegosi femministi
che in questo caso – è curioso, no? –
vanno a parare allo stesso dispregio.

Non rompetemi le palle:
dire che queste cose fanno schifo perché
anche la tivù di Berlusconi le fa
è come dire che Dante fa schifo
perché anche Bondi le poesie le fa.

Belle ragazze seminude o nude
che danzano nude o danzando si spogliano
è un patrimonio dell’umanità
che l’Unesco dovrebbe tutelare:
affascinava ottomila anni fa,
finché c’è vita affascinerà.

E la ragazza che lo fa
– io la guardo con vasta gratitudine –
aggiunge al mondo un tocco di splendore
ruba un poco di luce
contro il buio vorace che noi tutti
attende con il suo sogghigno stronzo.

Vedere ragazze seminude o nude
nell’armonia del corpo in movimento
è bello, non rompetemi le palle
né rompetele a loro – guardatele piuttosto
e se siete fortunati baciatele
e anche fidanzàtevici
purché dopo fidanzate non diciate loro
di smettere di danzare seminude o nude:
se avete quell’idea piuttosto astenétevici.


Da Le cose stesse, Matisklo Edizioni, 2013.

Iscriviti

  • Articoli (RSS)
  • Commenti (RSS)

Archivi

  • ottobre 2019
  • settembre 2019
  • agosto 2019
  • luglio 2019
  • giugno 2019
  • Mag 2019
  • aprile 2019
  • marzo 2019
  • febbraio 2019
  • gennaio 2019
  • dicembre 2018
  • novembre 2018
  • ottobre 2018
  • settembre 2018
  • agosto 2018
  • luglio 2018
  • giugno 2018
  • Mag 2018
  • aprile 2018
  • marzo 2018
  • febbraio 2018
  • gennaio 2018
  • dicembre 2017
  • novembre 2017
  • ottobre 2017
  • settembre 2017
  • agosto 2017
  • luglio 2017
  • giugno 2017
  • Mag 2017
  • aprile 2017
  • marzo 2017
  • febbraio 2017
  • gennaio 2017
  • dicembre 2016
  • novembre 2016
  • ottobre 2016
  • settembre 2016
  • luglio 2016
  • giugno 2016
  • Mag 2016
  • aprile 2016
  • marzo 2016
  • febbraio 2016
  • gennaio 2016
  • dicembre 2015
  • novembre 2015

Categorie

  • altre cose
  • poesie
  • prosa
  • racconti

Meta

  • Registrati
  • Accedi

Crea un sito o un blog gratuitamente presso WordPress.com.

Privacy e cookie: Questo sito utilizza cookie. Continuando a utilizzare questo sito web, si accetta l’utilizzo dei cookie.
Per ulteriori informazioni, anche sul controllo dei cookie, leggi qui: Informativa sui cookie