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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: bellezza

Romantico

06 mercoledì Gen 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, scenari

Ma voi cosa intendete per romantico?

Una donna che piscia, cosce aperte
sul prato e sorridendo ti permette
d’osservare lo scroscio, la dischiusa
fica che lieve un filo d’erba vellica

forse è meno romantica del fonte
che dalla roccia sull’erta montana
scaturisce, zampilla, s’inruscella
fra i sassi scintillando e ruzzolando?

Ma voi cosa intendete per romantico?


Scritta nel 2021.

I due mestieri

27 venerdì Mar 2020

Posted by carlomolinaro in poesie

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bellezza, scenari

a una brava modella e brava puttana
amabile, amata

Amo le foto più troiose, questa
che contemplo ora, tutta nuda ma
molto truccata, non il nudo naturista
d’altre tue foto, nuda appena spogliata,
si vede ancora il segno dell’elastico
delle mutande: facciamo due scatti
svelti, posa niente studiata, che mostra
i fianchi (divinamente) sgraziati,
due o tre scatti per ricordo, ma subito
affrettiamoci al giaciglio, è per questo
che t’ho ingaggiata – un quarto d’ora
dopo le foto la tua bocca abbocca
al glande del cliente, abbastanza
di riguardo ma non primo nel giorno:
la tua vulva già sente di condom
ma a lui non gliene importa, eccitato
da tutti insieme i tuoi odori e umori
gode il morbido reciproco leccare
ogni piega del corpo, s’immerge
nel tuo seno, nel grembo, al momento
opportuno tu prendi un nuovo condom
e sul pene lo srotoli, allora
lui su te monta e te lo infila dentro
l’ampia lustra fessura e dopo qualche
colpo lo preme sull’ano cedevole
e facile vi penetra, restandovi
con altri forti colpi fin che può
mentre sinuosa tu ti muovi e mugoli:
ne esce infine, e dal preservativo
si libera e al tuo viso accosta i glutei
e tu l’ano e lo scroto con la lingua
percorri e chiudi il cerchio riabboccando
finché il piacere esplode e un lungo spruzzo
di perlaceo sperma ti ricama
la faccia, dagli zigomi ai capelli.

Su un tavolino preventivamente
ha messo sei biglietti da cinquanta
ed è contento e sei contenta tu
del buon guadagno per il buon lavoro
nemmeno dispiacevole: sorridi.


Scritta nel 2020.

Le abiure

17 venerdì Mag 2019

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, eros, libertà

Ora che un sito benemerito antico
di foto molto erotiche ed esplicite
ha fatto una versione castigata
per Instagram, dove le modelle
sono coperte quanto basta a placare
le regole del social, ma l’idea
è una vetrina da cui rimandare
all’erotico del sito originale,
ho scritto per chiedere
che rimettessero in tale vetrina
una modella bellissima
pubblicata una dozzina di anni fa:
detesto che si perdano le tracce
delle cose più splendide del mondo.

Mi hanno risposto con solerte gentilezza
(i siti porno sono umani e gentili
assai più che gli enti pubblici
o le compagnie telefoniche o i notai)
che di norma non ripubblicano
foto così antiche, perché le modelle
generalmente si sono ritirate
e hanno famiglia. Capisco.

Ma che tristezza questo rinnegare
l’eroico erotico passato, rientrare
nel rango della buona moglie e madre
come nell’Ottocento! Sono poche
quelle che non si piegano all’abiura
della vissuta libertà sessuale:
che non chinano il capo sotto il giogo
del ritorno nei ranghi di un sociale
bigotto, ottuso, privo di colore.

Quella vissuta libertà sessuale
preziosa, femminile, concedeva
di avere uomini per qualsivoglia
motivo: amore, simpatia, denaro,
gioco, avventura, sfida, godimento:
e di mostrarsi nude in ogni modo:
dal vivo, in foto, in video, in riva al mare
o in locali notturni: solo nude
o praticanti sesso come attrici
in cinema e teatro, immortalate
in documenti da tenere con studio
di conservazione, come beni
culturali, che non vadano dispersi.

Quella vissuta libertà sessuale
è un valore che andrebbe difeso
per tutta la vita, raccontando fiere
i molti amanti ai figli, mostrando
con orgoglio ai nipoti le foto
a cosce aperte della gioventù:
e continuando a essere libere,
in ogni età e condizione, di fare
sesso con chi ti pare, nel segreto
di una camera o davanti a fotocamera
indifferentemente: come vuoi.

Alcune, lodevoli, perseguono
una vita così, di coerenza
luminosa, di sfida ai bacchettoni
che vorrebbero il mondo tutto nero.

Ma per la maggior parte c’è l’abiura,
finisce l’ora d’aria, si ritorna
nella cella che da tre millenni
è allestita alle donne. Tristezza.


Scritta nel 2019.

Il bene di vivere

25 martedì Dic 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, cose di dentro, scenari

Spesso il bene di vivere ho incontrato.
È la ragazza che a un tratto m’abbraccia
premendo sul mio petto la sua faccia,
è la donna che dopo una tristezza
solleva il viso
schiarito in un sorriso, è la bellezza
d’un’ombra che percorre una scarpata,
è un ricordo che affiora
da una storia perduta, è un soleggiare
che tutto ricolora. Spesso il bene
di vivere ho incontrato
e spesso il male, certo, ma di questo
s’è già troppo parlato.

(Torino, stazione di Porta Nuova, mattino di Natale del 2018)


Scritta nel 2018.

Bellezza di cielo

29 giovedì Nov 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza

Quando un viso ha bellezza di cielo
non importa che sia sereno o nuvolo:
il cielo è cielo sempre, nell’azzurra
quiete o nel sabba dei lampi: è sincero
con tutti – ma non svela il suo mistero.

Quando un viso ha bellezza di cielo
uno lo benedice, uno bestemmia:
secondo l’estro, secondo l’umore.
Gente sanguigna. Io muto spingo avanti,
a illuminarsi, un’anima di polvere.


Scritta nel 2018.

Bellezza fiera

29 giovedì Nov 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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bellezza, cose erotiche

Con le mammelle lucide di sperma
spalmato appena con le dita, dopo
la svelta prestazione alla spagnola,
tirava su il corpetto del vestito
macchiandolo, ne regolava il bordo
perché la scollatura confinasse
con la circonferenza delle areole,
tornava nella sala delle danze.
«Di certo non mi lavo dopo ognuno»
– ma non era pigrizia, le piaceva
che le presunte caste sibilassero
ai fidanzati indotti in tentazione:
«Bel décolleté, però puzza di cazzo».


Scritta nel 2018.

Non stai nemmeno negli endecasillabi

02 giovedì Ago 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, cose di dentro, scenari

Sarà anche vero, come dici, che
la forma irregolare del tuo viso
crea un’ombra intorno ai tuoi occhi, ma quando
li allarghi e guardi, come si rischiarano!

Sei fatta come un passero, il torace
carenato, i piedi lunghi che quasi
potresti appollaiarti sopra un ramo
sottile: sei leggera, forse voli.

I capelli non sai come girarli:
s’increstano in conflussi di ruscelli.
Non stai nemmeno negli endecasillabi:
sei tutta bella di bellezza tua.


Scritta nel 2018.

Fontanella di periferia

09 lunedì Lug 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, scenari

Una ragazza in calzoncini e reggiseno
morbida, rinascimentale
a una fontanella in uno slargo
beve come i passeri, si rinfresca
il viso, si lava le ascelle e un poco
si spruzza d’acqua i capelli.

Questa scena bellissima
questa visione d’oro
gente triste la chiama
un’offesa al decoro.

Io vado un po’ più in là
per non essere indiscreto:
me la ripasso negli occhi, mi siedo
su una panchina, scrivo.


Scritta nel 2018.

Fragile

22 venerdì Giu 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, cose di dentro

Perché fragile? Lasciamo da parte
l’aggettivo da psicoterapeuti
e brave signorine. Tu sei bella,
questo sì – tu dovresti ricordartene.

Hai curve di parole e sinuosi
pensieri lindi, che non stanno comodi
nel castone del mondo, si distaccano
e volano pericolosamente.

Teniamo il filo di questi aquiloni.
E se qualcosa sfugge, tornerà
in altre forme o nelle stesse. Tu
sei bella – tu dovresti ricordartene.


Scritta nel 2018.

Falena

21 mercoledì Feb 2018

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore, bellezza, scenari

L’amore, la bellezza, la medesima
vita sono una luce che m’abbaglia
e brucia, non ci posso rimanere
dentro a gustare, capire, sapere:

ci sbatto contro in brevissimi voli
per rimbalzare nella mia penombra
a ricordare qualche sensazione
che subito diventa solo sogno.


Scritta nel 2018.

Decennale

24 venerdì Nov 2017

Posted by carlomolinaro in altre cose

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Tag

bellezza, tempo

Giuro che non avevo fatto caso alla data, la data in cui furono scattate le fotografie: è scritta in piccolo in verticale. Il calendario è del 2008, logico che sia stato realizzato verso la fine del 2007. Ma non avevo presente la data precisa in cui furono scattate le foto. Eppure stamattina, 24 novembre 2017, mi è venuto in mente quel calendario, e sono andato a riprenderlo dal cassetto in cui l’avevo riposto. Mi è venuto in mente così, a un tratto, non so perché. L’ho sfogliato, l’ho guardato di nuovo bene. E stavolta l’ho vista, la data delle foto: 24 novembre 2007. Esattamente dieci anni fa. Dieci anni fa oggi. Incredibile, no?

Allora ho preso il calendario, l’ho appeso al muro in camera, al posto del calendario di quest’anno. L’ho appeso sulla pagina di luglio, viva l’estate. Ci ho infilato dietro una riproduzione di un quadro di Miró che ho comprato due settimane fa al suo museo a Barcelona, e basta, le cose intorno le ho lasciate stare. E ho scattato una piccola foto Instagram con il telefono. Ecco, ho compiuto questo minimo rito per un decennale che mi ha colto di sorpresa, una data che mi ha cercato lei, senza che io sapessi.

Dieci anni fa oggi, tu eri al Caffè Fiorio, lo storico locale di via Po, a posare, ora nuda ora vestita, per un gruppo di fotografi: uno stage di una scuola di fotografia. Eri nuda, bellissima, in via Po. Io non ti conoscevo ancora, ti avrei conosciuta dieci mesi dopo, il 25 settembre 2008.

Non era la prima volta che posavi nuda per un gruppo. Di una volta mi hai raccontato tu, divertita: “Mi hanno dato quattrocento euro per passare la giornata nuda su una spiaggia con dieci arrapati a fotografarmi”. E quell’altra volta, nuda a camminare per una via del Raval! “En el Raval, fue muy curioso porque hubo de todo, abuelas que te gritan «guarra», los paletas flipando, los niños…” raccontavi. Posare era uno dei tuoi lavori, sei una bravissima modella, vestita o nuda o in qualsiasi modo, ma posavi più spesso nuda perché è la cosa più richiesta, soprattutto dai “fotoamatori” paganti. Fotoamatori, dilettanti, ma con te dentro anche la foto scattata dall’ultimo degli incapaci non può non essere meravigliosa.

Per me no, non hai mai voluto posare. “Con te non me la sento”, dicevi. E poi non ti sei più sentita nemmeno di parlarmi, di vedermi. Ho provato (con scarsa convinzione, lo ammetto) a dimenticarti. Ma tu mi chiami da dentro un cassetto per un decennale che io nemmeno so. Avremmo magie da giocare, ma tu non vuoi. Forse hai ragione tu: le magie sono incantevoli, entusiasmanti, ma possono essere anche pericolose.

Vivi felice più che puoi. Io però, nel mio incomprensibile modo, ti amo tutta, tutta la tu che tu sei.


evamur2

Il quadro astratto in alto è della pittrice Luisa Rinaldi. Il quadro figurativo in basso a destra, raffigurante il campanile di Santa Zita visto dal mio terrazzo, è della pittrice Graziella Vercellotti Molinaro. La riproduzione infilata dietro il calendario è “L’ala de l’alosa aureolada pel blau d’or arriba al cor de la rosella abaltida damunt la plana ornada de diamants” di Joan Miró. Nel calendario, realizzato a Torino al Caffè Fiorio in una sessione collettiva dell’Accademia Torinese di Fotografia, la fotografa Silvia Mosso ritrae la modella Eva Escañuela Sánchez.

Nudità e corsetteria

21 lunedì Ago 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

bellezza, eros, scenari

La nudità totale ninfale
è la mia preferita assoluta-
mente nelle fanciulle, però
mi piace pure qualche corsetteria,
qualche accessorio a volte.

Le scarpe col tacco appuntito
sono belle soprattutto se posso
osservarne le suole, se i tacchi
fendono l’aria rasente i miei lombi:
non sono scarpe da camminare, sono
ampolle da capovolgere
su altari di fresche odorose lenzuola.

E un reggicalze con le sue bretelline
congiunte all’orlo opaco delle calze
senza le mutandine
fa un tabernacolo per inquadrare
la soffice particola
che di tutto è l’origine e il fine.

La nudità totale ninfale
è però il massimo: è lo spirito
che scende non nel tempio celebrante
ma in un posto qualsiasi, imprevisto, improvviso
come un refolo d’aria da un valico:
gli uomini presi dai loro pensieri
non s’accorgono, ma spesso
si volta lesto, curioso, un bambino.


Scritta nel 2017.

Variante del pazzo su Catullo

31 lunedì Lug 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore, bellezza, tempo

( disse il pazzo: )

T’amo e t’odio. T’amo perché sei tu,
meravigliosamente tu. T’odio
perché non sei una fragrante ventenne
appena sbocciata a primavera
e dunque distorci l’immagine
in doloranti contraddizioni.

M’amo e m’odio. M’amo perché son io,
presuntuoso ed egocentrico. M’odio
per il ventre gonfio, il petto floscio,
il disagile barcollare
con cui distorco l’immagine
in doloranti contraddizioni.

La bestemmia della vecchiaia
non la so accettare
– e con essa non accetto
il mondo, gli dei eventuali,
la realtà, le cose.

(La luna e la vita non sono mai piene:
terminato di crescere, declinano.
La luna ogni mese rifà il giro,
la vita no.)

Bene. Detto questo, viviamo.
Respiriamo l’odore che mandano gli spigoli,
l’apparizione d’un colore all’angolo,
il tepore che sa restituire
la notte in piena estate.

( :disse il pazzo )


Scritta nel 2017.

L’intima trasparenza

30 venerdì Giu 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore respinto, bellezza, eros

Sotto il piccolo triangolo di pelo
il doppio nastro di carne fa un riccio
distratto, casuale, come i nastri
per legare le tende se, slegati,
pendono da un chiodo e in un punto
si scostano segnando una figura
d’ampolla o di losanga.

Quella piccola asola, quel varco
fu aperto da lingue, dita, cazzi
in quantità notabile, da uomini
e qualche donna, persone svariate
in svariate situazioni. Ne uscirono anche
due bambini, finora, da semi
di due privilegiati.

Io la tua fica la posso osservare
solo in fotografia, come chiunque altro
nei tuoi servizi di modella erotica:
i tuoi occhi e le tue spalle invece,
il tuo collo, le mani, il tuo seno
li ho guardati intento, restandoti accanto
nei minuti concessi.

Anch’io, non lo nego, vorrei penetrare
fra le labbra, varcare la porta
del tuo ventre di donna. Ma so
che già sarebbe gioia di miracolo
se guardandoci in viso tu scorgessi
di quest’amore che ti dico e scrivo
l’intima trasparenza.


Scritta nel 2017.

La Venere degli stracci

26 lunedì Giu 2017

Posted by carlomolinaro in racconti

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Tag

bellezza, donne nude

La sala è già piena, non posso sedermi nelle prime file, allora scelgo un posto molto laterale, l’ultima poltroncina a destra guardando il palco. Da lì potrò alzarmi in piedi e spostarmi contro il muro per fare le mie riprese video dello spettacolo di burlesque: da seduto inquadrerei solo le teste degli spettatori davanti a me. So che il mio video amatoriale è gradito alle due ragazze che organizzano la serata, dove si esibiranno decine di artiste, con diversi stili.

E così faccio: cominciano i primi numeri e mi alzo in piedi, appoggiandomi alla parete per riuscire a tenere più ferma la videocamera. Lo spettacolo è bello e cerco di fare del mio meglio: ho regolato la distanza fissa sui dieci metri, perché l’automatico, con la poca luce che si alterna al buio, sfocherebbe continuamente.

A un certo punto, ma solo a un certo punto, non subito, mi accorgo che dalla mia posizione ho la visuale di un paravento aperto, staccato forse un metro dal muro, che dà sullo spazio dietro le quinte, nei segreti che il pubblico non deve conoscere.

Non ho nemmeno per un istante la tentazione di puntare lì la videocamera: non mi permetterei mai. Sono un documentatore serio e ciò che voglio fissare nel mio archivio di ricordi, a disposizione della collettività, è lo spettacolo, non qualche impropria sbirciatina furtiva.

La videocamera no, ma la coda dell’occhio, insomma, alcune cose le vede. Fra attaccapanni che reggono sgargianti e succinti abiti di scena, tre o quattro ragazze si cambiano, restando per qualche attimo serenamente e completamente nude. Bene. Sono immagini radiose, semplici, che trasmettono gioia.

Una in particolare mi colpisce. In piedi di profilo, un poco china su un mucchio di panni colorati, si toglie le mutande, l’unico indumento che indossa: probabilmente si toglie le mutande di scena per indossare quelle della vita normale.

Il gesto è molto armonioso, lei è liscia come una statua, e così perfettamente nuda, piegata sui panni colorati, si trasforma nella Venere degli stracci di Michelangelo Pistoletto che c’è nel Museo di Rivoli: mi dà una sensazione di pace olimpica, di naturalezza vittoriosa.

Intendiamoci: il significato dell’opera di Pistoletto, quello che si trova nei saggi critici, che dicono perlopiù che vi si rappresenta la contrapposizione dell’arte classica con il disordine consumistico della vita moderna, che a me poi sembra una banale sciocchezza, non c’entra nulla. Io vedo la pura bellezza del corpo femminile alle prese con il gioco variopinto della quotidianità, senza alcuna contrapposizione – mi perdoneranno i critici e lo stesso Pistoletto.

Dunque mi godo il bell’insieme che dura per un attimo: sul palco, ragazze seminude danzano in lodevoli elaborate coreografie; dietro le quinte, una ragazza è nuda semplicemente, come fosse in camera sua, accanto a un armadio di colori messi a caso.

Oh, spero non dispiaccia il mio sguardo fuggitivo. Su quel metro di spazio fra muro e paravento si poteva forse appendere una tenda, però sarebbe stato un intralcio alle ragazze che entravano e uscivano frequentemente, trovo giusto non metterla. E poi, mica c’era nulla di brutto o cattivo o vergognoso, al di là: solo qualche piccolo riverbero di meraviglia, a saperla cogliere.


Scritto nel 2017.

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