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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: viaggio

Dieci anni dopo

06 domenica Mag 2018

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Tag

amore vissuto, scenari, viaggio

La foto di te nuda nella stanza
è un file con la sua data, il sei di maggio
duemilaotto: fu un bel pomeriggio
d’amore, sesso, o come vuoi chiamarlo:
fu bello, solo questo ha importanza.

Ci trovammo all’albergo dopo un viaggio
desiderante: la voglia di farlo
e la certezza che l’avremmo fatto:
che vuoi di più? L’abbraccio, l’annusarci
e poi i baci, i corpi uniti: tutto
faceva primavera. Luccicavano
gli occhi d’entrambi mentre le tue cosce
mi cingevano i lombi. Poi scattammo
anche le foto e la data nel file
dice che dieci anni son passati
ma io non lo direi: sento le lisce
tue spalle nelle dita, sento il fiato
d’una ragazza maestosa, lieta
nell’afferrare un sogno di piacere
piccolo immenso che senza clamore
riuscì con agile semplicità
a trasformarsi, ecco, in realtà.

Non mi domando perché sia finito.
Che tutto passa, l’ho imparato ormai.
Ci si evolve, si cambia, πάντα ῥεῖ.
Ma se fosse per me, lo rifarei.


Scritta nel 2018.

 

Tutta la notte

13 lunedì Nov 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

incontri, viaggio

“Starei con te tutta la notte”
è un buon saluto, all’abbraccio finale
sulla Rambla, anche se poi chissà
cosa vuol dire, vibravano le schiene
ma io non so mai bene interpretare,
non ho empatia, sono insicuro, temo
sempre di sopra- o sottovalutare:
sono contento, però, che abbia detto
“starei con te tutta la notte”
dopo le ore di parole fitte
al tavolo, con la candela e il succo
di pesca: è qualcosa di buono che porto
nel mio mondo, come porta uno scoiattolo
nella tana una noce: lei non so
cosa porti al suo mondo, alla dimora
di complesse preziose relazioni:
spero anche lei un retrogusto buono.

Tutta la notte avrei probabilmente
finito con l’annoiarla: meglio andare
per vicoli, per angoli, mischiare
miei pensieri con voci che m’incrociano,
delirare tranquillo, gesticolando un po’
d’amore verso tutti, come insegna
la saggezza dei matti. A Barcelona
servono succhi più abbondanti che da noi:
a che prezzo non so, perché ha pagato lei.


Scritta nel 2017.

La valigia stipata

24 mercoledì Mag 2017

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, viaggio

Sulla panchina il pensionato parla
all’altro pensionato, dice
la sua preoccupazione: «Mia figlia
ha un contratto per un anno, ma poi?»

Poi
la vita è una valigia che stipiamo
di cose per il viaggio, per essere sicuri:
scarpe pesanti, dovesse mai piovere,
tre paia di mutande, meglio quattro
che magari si suda, due maglioni
perché è estate però non si sa mai.

Poi
in qualche fessura rimasta, infiliamo
(talvolta con senso di frivola colpa)
ciò che conta davvero.


Scritta nel 2017.

Qualche stornello con la febbre

08 domenica Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore respinto, amore vissuto, scenari, viaggio

fior di laguna
al mondo come te non c’è nessuna
amarti è la più grande mia fortuna

fior di vicenza
perduto fra il pensiero e la distanza
dei baci tuoi sono rimasto senza

fior di catalogna
è triste che tu butti nella fogna
quest’uomo che ti ama e che ti sogna

fior di mirafiori
t’aspettavo tra i coltelli e gli spari
mi regalavi i primi baci veri

fior valsesiano
poteva starci di più o di meno
ma il calice s’è rotto nella mano

fiorin d’ivrea
baciarci e ribaciarci nella via
per me sempre sarà una buona idea

fior di villastellone
ricordo ancora con tanta emozione
i baci al valentino o alla stazione

fior di lurago
dicevi che di tutti ero il più figo
poi non m’hai scritto più nemmeno un rigo

fior di via prè
nei vicoli del porto insieme a te
restano tracce di felicità

fior di savona
dicevi che era solo un’illusione
e forse in fondo avevi anche ragione

fior di lomellina
da te venivo con la littorina
ora tutto s’è sciolto come brina

fiore vicino
nasce un amore forse piccolino
ma non si può sapere il suo destino

fiorin di roma
tre ore di scopata e tu mai doma
ma poi non ho trovato più la rima


Da Le cose stesse, Matisklo Edizioni, 2013.

Trasloco

08 domenica Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore vissuto, cose di dentro, viaggio

Abiterai al quinto piano e io
verrò su per le scale e arriverò
un poco ansante alla tua porta. Tu
aprirai e so che sarai bellissima:
più bella della luce giù dai vetri,
più bella della musica del tempo
che addormenta le case, più del ritmo
dei giorni che si perdono: sarai
bella d’una bellezza incontenibile,
quella che non ho mai saputo dire.


Scritta nel 2015.

Due puttane al Tiburtino

08 domenica Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

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donne nude, scenari, viaggio

Che ci fanno due puttane,
alle quattro del mattino,
seminude in una strada
del quartiere Tiburtino?
Gli acquirenti dell’amore
sono forse ancora in giro?
Basta cazzi, belle figlie,
viene l’alba di sbadigli:
spero abbiate un posto quieto,
una stanza accomodata
per un’ottima dormita.
Dopo aver assecondato
tanti sogni disperati
di notturni pellegrini,
socchiudete gli occhi belli,
rannicchiatevi tranquille,
non pensate a tutti i guai
e sognate un poco voi.


Scritta nel 2015.

Il viaggiatore puntuale

08 domenica Nov 2015

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

cose di dentro, la parola rinvenuta, viaggio

                                        (in un viaggio a Mallare)

La modella che fa da salvaschermo
al calcolatore e l’altra modella
del calendario sul muro vicino
nella stanza di Cesare ricordano
(a me ricordano) la fidanzata
degli anni prima: le sembianze di Erica.
Mentre la foto di Erica vestita
e un poco sussiegosa sul ripiano
dello scaffale me la fa pensare
nuda, ma nuda molto, spalancata.

La casa diroccata di Giovanna
o Maddalena dove sono nati
o cinque o sei o sette o chissà quanti
figli di gente di passaggio siamo
riusciti a ritrovarla sopra Bormida.

Mac gioca bene a scacchi e la chitarra
passa di mano in mano. Le canzoni
sono di questi e d’altri tempi. C’è
una sola ragazza, come spesso accade
in certe sere adesso come allora.

C’è un viaggiatore che scende dal treno
ad Altare, un solo viaggiatore
dal solo treno che ferma, e sono io.
Il giorno dopo sullo stesso treno
risalgo solo io. Io proseguo.
Non so per dove, ma proseguo sempre.

Vado da solo nella notte e a casa
non c’è Antonella né Rosa né Giulia
né Federica né un’altra ragazza
ad aspettarmi. Non sono un uomo facile
da aspettare – e questo nonostante
io sia sempre puntuale. Della casa
di Maddalena o Giovanna sul monte
restano poche pietre. Il cacciatore
ci chiede con sospetto se per caso
siamo di quella gente. «No», risponde
Cesare, e nego anch’io, ma è una bugia.

È una bugia: io sono della gente
che non ha gente, io sono della casa
che non ha casa. Anche un mucchio di pietre
tra faggeta e castagni non è che una soglia
da oltrepassare. Io proseguo sempre.

Il viaggiatore non apre le porte
per entrare ma per passare oltre.

È buono il desco della casa a Mallare
con gli agnolotti e l’uva e il gorgonzola.
È buono il braccio di Antonella il sabato
stringendoci nei portici a Torino.
È buono il gioco di Cristina al parco
fra l’altalena e il castello di legno.

A me ha rubato il cuore quell’immensa
vita che c’è là fuori. Io proseguo
il viaggio. A ogni partenza c’è un rimorso
o un desiderio vago di tepore.
Devo partire perché il mio mestiere
è proseguire. Ma con tutto ciò
in ogni amore io arrivo puntuale.

Porto con me ripartendo da Mallare
due sacchi di castagne che abbiamo raccolto
in tre valli diverse – ma non si distinguono.
Porto parole e musica d’amici
e i discorsi di Cesare e la voce
anche della barista che versa una spuma
d’arancia ad Altare, e tante cose, troppe
per disegnare una vita. Ma vivo
lasciando che il disegno si disegni
da solo e – come si usa nelle fiabe –
ci entro dentro e passo oltre. Tu
puoi seguirmi se vuoi. La solitudine
non è un vezzo d’artista – è soltanto
una cosa che accade. Non è che
io la voglia o ci tenga.
Io sono puntuale.


Da La parola rinvenuta, Genesi Editrice, 2006.

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