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Bene dunque l’operazione di cataratta.
Cataratta insorta rapidamente, il decorso
coincide al tempo della tua mancanza
e in due hanno avanzato persino l’ipotesi
di una componente psicosomatica:
tu luce dei miei occhi è metafora, ma…
Però mi sono operato, dunque voglio
vederci ancora, per questo tempo che resta.
Che resta… Sai, mi terrorizza l’idea
(la quasi certezza che respingo con forza)
che sia tutto qui, che il tuo tempo sia finito
e tu più non esista, e al finire del mio
non poterti raggiungere, perché nel nulla
nulla raggiunge nulla: il nulla è nulla.
Ed è probabile… No, non lo è:
andate tutti quanti a fare in culo.
Scrivo così, di quotidianità.
Un’operazione, un caffè al bar Sophie.
È tutto irrilevante: il mondo spinge
in direzione schiacciante: forza ai forti
e morte ai deboli è il motto di tutti.
I forti, poi, che vita fanno non so.
Forti di non pensare e sperperare
la paga fissa al centro commerciale;
qualcuno poi è politicamente corretto
e s’indigna per una pacca di Memo Remigi
(l’hai mai sentito? suona come Topo Gigio!)
ma non per gli sfruttati o le armi all’Ucraina.
Verrebbe voglia di rincoglionire del tutto
e ciondolare su una panchina ripetendo
il mondo è matto, il mondo è matto
fra un assistente sociale e un infermiere.
Ma sarebbe tradimento: tu è proprio da questo
che sei volata via: la tua grande paura
era impazzire, molto più che morire:
lasciare l’anima nelle mani d’altri.
E dunque, quindi, quindi, dunque? Niente.
Mi sono operato di cataratta per vedere
ancora dei colori, qui, nel mondo qui.
È un’esperienza psichedelica, mentre operano
vedi nuvole, rettangoli, parallelepipedi
rossi, gialli, blu, disegni geometrici
e sullo sfondo fantasmi di attrezzi e chirurghi.
A me almeno è successo così, poi non so.
Molto liquido fresco mi colava sulle guance.
Ancora dei colori… Ma dove sei? È possibile
non ritrovarsi più? Se è così, sia maledetto
l’inventore del mondo. Ho mangiato
pan bauletto integrale, ho pensato
a quando dicevi che lo fanno aggiungendo
robaccia a pane bianco, non usano di farina
né la due né la uno, ma la zero o zero zero,
è un integrale finto. Il tuo intenderti di pane
mi commuove, tutte commozioni vane.
Ora metto il collirio antibiotico
che va tenuto in frigo, lo sapevi?
Quando ti parlo ci vedo così giovani,
il mondo sembra un contorno evanescente,
una conchiglia che i nostri piedi generano.
Scritta nel 2022.