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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: cose di dentro

Un filo strecciato

04 giovedì Nov 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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Tag

amore, bellezza, cose di dentro, relazioni, riflessioni, scenari

tenere un filo strecciato dagli altri per seguirlo
bei colori d’autunno stamattina ieri pioggia
quelli che mi dicono che la tua malattia era insanabile
lo fanno per guarire me dai miei sensi di colpa
ma non è questo, non ero il tuo psichiatra
sulla schizofrenia fiumi d’inchiostro
un altro punto di vista più interno condividevamo
certo ti ho raccontato quel sogno a quattro anni
l’incubo in cui mia nonna mi tagliava in due
all’altezza della cintola con una sega da taglialegna
(tuo fratello taglialegna, il più grande, dicevi)
e mia madre guardava e approvava poi la nonna
“non riesco, c’è l’osso” non riusciva a dividermi
in due, resisteva la colonna vertebrale
mi svegliai terrorizzato ma rimasi nel letto in silenzio
non raccontai nulla a nessuno
a te il taglio arrivò a compimento? mia madre mia nonna
tua madre tua nonna le chiare foreste
le selve oscure sono poi lo stesso bosco
in luce diversa, può darsi
tenere un filo strecciato dagli altri per seguirlo
non ti convinsero a prendere farmaci adeguati
meglio la morte che una vita sedata
meglio l’anima salvata
se tutti applicassero, ahahah, ora sono io che rido
nelle ossa dilaniate, se tutti applicassero
quel principio, meglio morti che sedati
suicidio di massa, suicidio di massa!
quanti vedo già morti per ancora non morire
nei tuoi incubi ti davano merda, cibo infetto
distruggevano ogni cosa che facevi
ti strappavano, tu l’erbaccia, era incubo o realtà?
il dolore toglie nitidezza al confine
tenere un filo strecciato dagli altri per seguirlo
è difficile o impossibile, mi confondo
eri stata tagliata in minuscoli pezzetti
e che il vento li raccolga e che il regno dei ragni
cucia la pelle e la luna tessa i capelli e il viso
è solo una canzone di De Andrè
(forse ora il polline di Dio, di Dio il sorriso)
cercavo di stare attento io a non cucirti addosso
vesti improprie, miei sogni, eri bellissima
nel cappotto grigio al fiume o nuda sul letto
o sul limite del pianto davanti alla stazione
o abbracciata nel bosco o in attesa del bus
in corso Belgio, eri bellissima sempre
anche quando t’infuriavi eri bellissima
nei miei occhi ma i miei occhi
ti vedevano intera, innamorati componevano
ciò che invece restava non composto
le tue ferite sarebbero guarite, speravo
e ne abbiamo cercati di dottori della psiche
anche costosi, ma con nessuno è partito
il percorso di salvezza – era possibile?
tenere un filo strecciato dagli altri per seguirlo
ora non riesco, due anni fa eravamo al mare
di novembre, mi chiedevi cibo buono
io non so cucinare
ti guardavo spesso con sconsolata impotenza
però anche speranza e invece adesso, adesso…
tra bambini feriti tagliati a metà
ci si capisce ma non basta, il tuo sguardo
triste mi rimproverava di non essere un padre
che con autorevole amorevolezza ti guidasse
a comporre te stessa nel tuo modo (non l’altrui)
a riordinare ciò che s’era scompigliato, pulire
ciò che mani sporche avevano sporcato
e gioire con te della tua lucentezza
io solo un poco meno spezzato di te
(“non riesco, c’è l’osso”)
stupefatto da sogni da poesie illusioni
non potevo: “i tuoi quadretti, le tue
visioni idilliache… non mi vedi?” mi sgridavi
aguzzavo la vista ma continuavo a vedere
come vedono i bambini, in un misto d’incanto
com’eri bella e preziosa e la tua lucentezza
emergeva dai gorghi, le tue rare poesie
più belle delle mie, scrivevi bene
più chiara che tanti scrittori di successo
ma diosanto questo mondo è un tritatutto
schiaccia nobili destrieri, figuriamoci una farfalla
ferita che muove piano, debole, le ali
intessute di fratture, sottili, spolverate
d’immense meraviglie indecifrabili
tenere un filo strecciato dagli altri per seguirlo
ho avuto il dono di vederti ma vorrei
che tutto esplodesse, per lo spreco e il sopruso
per lo schifo, la merda, il cibo infetto
avvelenata soffocata schiacciata
sì, c’era in te una malattia della psiche
e troppa, troppa, troppa sofferenza
che non riuscivi più a controllare
sulla schizofrenia fiumi d’inchiostro
ma in uno sguardo più ampio, dallo spazio
in cui ora mi concedo di sognarti
(intera, lieta di tutta te stessa)
forse appare che al mondo i malati
sono i sani, i compatti, è chi come niente fosse
avvelenato soffocato schiacciato
ridacchia, spettegola, fa la coda al mercato
non t’ho salvata mentre tu mi hai salvato
c’è un bel sole, stamattina, dove sei?


Scritta nel 2021.

Un aroma di appena sfornato

03 mercoledì Nov 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro

Sul marciapiede, stanco, qualche goccia
di pioggia. Da una panetteria
un aroma di appena sfornato, e tu
sei dentro e sei dappertutto
in una tenerezza insopportabile.
Non ce la faccio, c’è una lisi dell’anima
del pensiero, del linguaggio:
la luce è scissa in fotoni disgregati
che polverizzano appigli, profili.
Ogni forma possibile ferisce
ciò che tu sei ovunque tu sia.
Per non cadere, lavoro questi gusci
d’insetti predati, disseccati o marci.
Ma perché non cadere? Vorrei porgerti
il pane che preferivi. Dove sei?


Scritta nel 2021.

Dettagli

31 domenica Ott 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro

La superficialità e la disattenzione. Queste
erano due fra le cose che odiavi di più.
Ma non come le odiano a parole
gli snob che ostentano in ogni salotto
(portano come un distintivo sul petto)
la loro presunta profondità e attenzione.

Tu le odiavi soffrendone in silenzio:
sulla tua pelle le ferite invisibili
aderivano ai traumi nei tessuti interni
a te stessa incomprensibili, remoti
e vicinissimi, urlanti: un sussurro
ti passava solo, negli occhi, di rimprovero.

M’arrivano nei cuori delle notti
rivelazioni d’attimi con te
come frammenti di poemi sacri
tardivamente intesi, ricomposti:
sul limite del sogno mi risvegli
e ci parliamo ancora. Dove sei?


Scritta nel 2021.

30 ottobre, sera

30 sabato Ott 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, scenari

(sono seduto in casa davanti alla tastiera e allo schermo
che hanno sostituito la penna e il foglio
fuori il grigio si fa più scuro e penetrante
viene la sera, è già sera)

mi sento accadere dentro quel percorso inesorabile
che accresce la solitudine nel volgere del tempo
non è colpa né di altri né mia
almeno su questo, nessuna fazione

un’inquietudine immobile, in un certo senso quieta
lascia indietro il pregio del silenzio e delle voci
in svariate finzioni per un’arte di vivere
chiusa, in realtà, fra copertine o sipari

apre al ballatoio di una casa abbandonata
dove altre leggende, scritte o tramandate
dicono di feste abbozzate, di corpi
conciliati da aromi, da musiche, vini

ma la sola verità della commedia è l’inserviente
che con aspro rumore ripone le sagome
che formavano, combinate, sotto i fari un salotto
con pareti di libri, o mestoli, o tendine

per non disilludere è meglio scivolare
da una porta di lato, quelle che aprono alla fine
su vicoli stretti, nascosti alla facciata
qui carezzare muri ruvidi, sognare

(forse esco ancora, magari al chiosco un caffè
se è ancora aperto, uno dei ragazzi è via
e gli altri due chiudono prima perché
quando si è in meno, si fa come si può)


Scritta nel 2021.

Le due Mini

08 mercoledì Set 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, scenari, tempo

Quando annotavi le due Mini uguali
e le suorine, per le strade in collina
erano forse tempi più leggeri
o è stato tutto sempre, in fondo, uguale?

Certe cose che bastavano, non bastano.
È un maturare, o è che la vita
chiede una dose crescente di droghe
per sopportarla, man mano che s’invecchia?

È un positivo evolversi, un conoscere
o uno stordirsi con sogni più astuti
per sostenere la consapevolezza
via via più forte del nulla che è in tutto?

Domande, domande… Ma sono, come allora
contento se ti vedo, se ci sei
e se sorridi o ridi. L’umore del mondo
è, come il nostro, un sottile mistero.


Scritta nel 2021.

Nella casa sul mare

08 mercoledì Set 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore e morte, cose di dentro, morte, scenari

Sono tornato nella casa sul mare
due anni dopo. Tu stavi rannicchiata
nella poltrona, ti guardavo, parlavamo:
altre volte volevi stare sola
e allora uscivo in giro per la costa
cercando di distrarmi con visioni.
Niente era facile, mai. Però c’eri
e c’era la speranza, ed eri bella
ed eravamo in qualche modo uniti:
commilitoni d’una strana guerra
per i deserti e i nemici improvvisi.

Abbiamo fatto tante cose insieme:
più di quel che sembrasse, ora che osservo
quel tempo terminato. Terminato.
Osservo il mondo ora privo di te:
io che ci faccio? Mah, niente, direi:
tranquillamente la morte è vicina
senza ch’io debba cercarla o provocarla.
Che esista o non esista, verrò presto
nel luogo dove sei, saremo accanto
sapendo o non sapendo, come prima.


Scritta nel 2021.

Trasogno

30 lunedì Ago 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro

Nella breve visione d’un trasogno
– non è sonno né veglia, è sospensione –
fuori da un orto, un uscio di legno
s’è schiuso, siamo al limite d’un bosco
due bambini usciti all’avventura:
intenti e seri, disposti al cammino.

Tu più grande (mi pare) m’inviti
a seguirti, mi guidi nella selva
che s’apre chiara, domestica, docile:
ti sostengo, mi tieni per mano,
mi guardi, ti guardo: fiducioso
un pensiero dissolve la paura.

Poi torna la realtà come uno sbirro
appostato in un’ombra: chiede conto.
Tu non ci sei, io non ho documenti.

(Resta il tuo sguardo, uguale nel trasogno
a quando eri seduta in casa mia.
Qualche cosa d’eterno. Non so dire.)


Scritta nel 2021.

Sceso dal treno

05 giovedì Ago 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, relazioni, scenari

Sono stanco di guardarvi negli occhi
attraverso le cornee antiproiettile:
è sempre conflitto, è disfatta senza lotta:
non sono interessato a sopravvivervi:
non trovo anime che in congiunzione
creino vita: e di fini arguzie sterili
non ho più desiderio. Continuate il viaggio
se vi pare, io mi fermo in stazioni dismesse
piccole, erbose, che cadono in macerie:
seguo file di insetti fragilissimi
che con le loro brevi antenne tremule
tentano le fessure, gli spiriti dei solchi.


Scritta nel 2021.

Dappertutto

20 martedì Lug 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro, scenari

Oggi mi sono frullati per la testa
diversi inizi di poesie per te
e non nasceva niente, dopo un po’
ho smesso di sforzarmi, di cercare:
sono rimasto a lasciarti passare
dentro di me: intorno, sì, un bel cielo
e voci e una sera di nuvole aperte:
contorni belli, ma senza costrutto:
tu sei, semplicemente, dappertutto.

(Fissando il vuoto lunghissimamente
forse ho capito che nuvole nere
hanno chiuso il tuo cielo, che alluvioni
han tagliato le strade, quale filo
fuori controllo ti ha legato l’anima:
e le mani dell’uomo senza volto
l’hanno raggiunta, nelle delicate
tue spalle senza pelle l’hanno presa:
ti sei divincolata, l’hai salvata
in quell’unico modo, a precipizio.)


Scritta nel 2021.

Di sera

08 sabato Mag 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore e morte, cose di dentro

Di sera
l’assalto è forte. Incredulo
della tua assenza irrevocabile
mangio in fretta, con il fastidio
di chi sa che sta perdendo un tempo
in cui dovrebbe fare qualcosa
di urgente, importante. Invece
nulla. Resto immobile. Il tempo
passa ancora, non so come possa:
qual è il suo movente?

Ieri un lapsus, parlando
di te con l’amico, dicevo
che benché la mia carne non sia spenta
può essere il migliore compimento
del mio tramonto
che tu rimanga volevo dire: l’ultima
ed è uscito dalla bocca: l’unica.

In me sei dilagata, adesso il vuoto
io non ho le parole per dirlo
né il corpo per toccarlo, ci scivolo
dentro, fuori, non distinguo spazio
né te né me.

Dove sei? Dove siamo?
Sale un blando rumore
dalla strada. Vorrei che si facesse più baccano
vorrei che si urlasse più forte di me.
O invece in un silenzio – ma è impossibile –
riudire la tua voce.

La tua voce. Perché quando scrivo
di te vorrei che fosse un’altra lingua
con altri suoni, per sentirci solo
musica, un ritmo, senza capire?


Scritta nel 2021.

L’innocenza dei bisonti

05 mercoledì Mag 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro

se ferivi era perché
camminando nel tuo bosco di cristallo finissimo
succedeva
– volendo o non volendo –
che si rompesse un ramo, una foglia
e il cristallo spezzato è taglientissimo

alcuni dei colpevoli
sanguinando accusavano te
d’essere stronza, crudele

ma chi si inoltra in foreste frangibili
deve mettere in conto alcune cose
primo, camminare con infinita attenzione
con un passo più leggero di un passero
secondo, sapere che ciononostante
qualcosa spezzerà, ti farà male

ho provato a scendere, hai provato ad accogliermi
nel labirinto impervio degli abissi
dove il buio annodato alla luce
proibiva alla tua vita il dipanarsi

non per sciogliere quei nodi, soltanto
per starti accanto finché non si sciogliessero
per una terapia, per un miracolo

perché ero e sono innamorato di te

ho camminato più adagio che potevo
assottigliandomi in riva ai tuoi disegni
e se, maldestro, qualcosa spezzavo
il tuo sguardo e il rimorso mi colmavano
ogni minimo spazio, perciò
di sangue da miei tagli nemmeno m’accorgevo

il mio fine, il progetto, il desiderio era
che tu trovassi intatta una tua gioia
da cui partire, un tuo spazio invogliante
dove sgranchire le tue braccia magre
a toccare, spostare, modellare, vivere
vivere, vivere, vivere, vivere

ma per minimo che sia e involontario
un errore imprevisto dell’attento
in cui tu provi ad avere fiducia
delude più della mandria di bisonti
che tutto tritura nel modo previsto


Scritta nel 2021.

Nei suoi versi

27 martedì Apr 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore e morte, cose di dentro, scenari

Mi piace ritrovarti nei suoi versi:
riconoscerti in un disegno nitido
senza l’ansia di mie sbavature

(mi hai detto quell’ultima volta al telefono:
“Carlo, spesso ricordi a modo tuo”)

I suoi versi sono bellissimi
limpidi anche nei punti crudeli
dove io invece mi confondo e intorbido.

Ce ne sono tre che ho imparato a memoria
chiudono una poesia di salire le scale
scale che anch’io ho salito con te

«Come un passero senza nessuna madre,
sei stata in quel nido a cibarti di solitudine,
fino a quando hai deciso di prendere il volo.»

È bravo, quel «nessuna» è magistrale,
parola chiave fra parole semplici
come elementi chimici periodici
che fanno tutto ciò che il mondo è.

La stessa Musa in due, credo che sia
poco frequente – però ti piaceva
essere nelle poesie d’entrambi:
t’è successo persino di confondere
l’uno con l’altro e io, il meno amato
sono lieto che tu ci confondessi.

Infine entrambi hai condannato a scrivere
poesie di dopo il volo, non avremmo
voluto mai, voluto mai. Non so
vivere adesso, adesso dopo te.

Mi piace ritrovarti nei suoi versi:
t’abbiamo amata come s’è potuto:
niente è mai stato facile, lo sai.


Scritta nel 2021.

Aspettami se vuoi

06 martedì Apr 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro, morte

stamattina mi sono svegliato fra le tue ossa dilaniate
circondato dalla tua gabbia toracica sottile
un organo abusivo
un feto morto in un utero di costole

è stato, più che un sogno, un sentire nel risveglio
poi la sensazione si è dissolta
lasciando il vuoto

quest’impotenza così definitiva
ieri scrivendo contro i vaccini obbligatori
ho pensato che con un TSO
i farmaci psichiatrici che non volevi prendere
forse…

no

tutto si sovrappone, il piccolo fico
che t’incuriosiva sul nostro terrazzo

[il “nostro” terrazzo: curavi la casa
come una sposa – sapevamo
che era un gioco provvisorio
però che meraviglia]

traslocato qui in piazza Sofia è rigoglioso
è rigoglioso, lui, bastardo
– no, scusa, fico, non volevo, è un delirio

vive in un vaso, vive dove lo si porta
e se invece fosse nato in un bosco
sarebbe rimasto tutta la vita nel bosco
come fanno gli alberi

però la sua storia è diversa, te l’avevo raccontata
a Vercelli mia madre mi aveva detto:
togli quel rampollo di fico
che infesta l’aiuola dove non deve essere
e buttalo nella roggia

invece me l’ero portato in treno a Torino
ed è qui, rigoglioso, affacciato
su piazza Sofia, adesso

avrei voluto tenerti sempre con me
tu erba strappata
curarti, proteggerti, innaffiarti
è un discorso cretino lo so
ogni persona è un mondo indescrivibile
inconoscibile

[non ho imparato ad annaffiarmi da sola
– dice un verso d’una tua poesia]

ma ci siamo mescolati così
da non poter più staccare certi pezzi
pezzi di me si sono schiantati
nello schianto delle tue ossa sottili
si sono spenti nel tuo corpo inquieto

trasformarli in ricordi è un palliativo difficile
e poi perché, per farli
rimorire con me? anche i ricordi muoiono
sono così confuso, così perso

ci siamo a lungo mescolati ma
c’erano parti insolubili, dure
ghiaccio tagliente
che gelava e straziava il tuo mare

nessun abbraccio né mio né di nessuno
poteva scioglierlo

[anche il mio cuore è pieno di sassi
qualcuno tu l’hai tenuto nelle mani
con amore]

adesso
ho comunque messo la videocamera a filmare l’aurora
forse faccio il caffè
e viene primavera
vita immensa leggera
se esiste un luogo, aspettami
aspettami se vuoi


Scritta nel 2021.

Questo buio

24 mercoledì Mar 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro

Umiltà. Faccio il bravo poeta:
ci giro intorno, scavo dentro
i ricordi, le cose, agghindo
meglio che posso. Poi la sera
a descrivermi tutto
bastano canzonette:
freddo al cuore, tristezza, dolore,
come posso stare una vita senza te,
stasera pago io.

Agghindo. Chissà che vestito
t’hanno messo nella bara.
Ho saputo tardi dov’eri.
Forse meglio così.
È lo stesso ospedale, qui vicino
dove fui ricoverato
tantissimi anni fa.

Umiltà. Fu pieno di conflitti,
non facciamo quadretti:
forse chiamarlo amore
è un abuso: chi sa amare, di noi?
Abbiamo condiviso la ferita.
È stata, questo sì
la cosa più bella di tutta la mia vita.

Qualche illusione: “attraverso te
sto imparando ad amare me stessa”
m’ha fatto sentire – io inetto – capace
di salvare chi amavo: che è
la sensazione più bella del mondo.
Umiltà. Non era vero. Se lo fosse
stato, non sarebbe finita così.

È sera, è buio, sono qui da solo
e il tuo corpo è in un loculo
all’entrata di un minuscolo
camposanto fra i monti. La realtà
è tutta qui, si descrive in due righe.
Una riga è la lama e l’altra il ceppo.

Umiltà. Sognerò da ignorante
un paradiso accogliente
dove nulla si perde, con angeli attenti
a capire ogni cosa, a rassicurarti:
corri e gioca tranquilla
bambina, non ci sono mostri qui
ma boschi nuovi, boschi da scoprire.

Intanto è buio, ma è naturale
questo buio.


Scritta nel 2021.

Un limite

08 lunedì Mar 2021

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, cose di dentro, dolore

c’è un limite

oltre il quale nulla
si può dire né dipingere
solo a volte qualcosa
in parte ricordare
ma confusi, in angoscia

i poeti finti
a distanza di sicurezza
se lo inventano, sono ridicoli
buffoni

quelli veri lo rasentano
con cautela, bisogna
salvare la pellaccia
e pubblicare i versi

c’è, al di là, un infinito oscuro
inutile ai nostri bei costrutti
una luce per cui le parole
sbiadiscono davvero

una luce o un buio, non si distingue
le parole si dileguano
davvero
non ne avrai nessuna gloria

se ti sporgi, in quello spazio
senza parole qualcosa ti chiama
qualcosa di molto importante
tu

ti chiama con un grido d’amore
muto, incessante
ma senza le parole ti sgretoli
in frammenti che non possono rispondere

se mai c’è stata una bussola
per una rotta su mari di non lingua
l’abbiamo persa: è spago di parole
a imbastirci, ci sfilacciamo senza

c’è un limite

e lo spazio al di qua
è quello della vita: non si può
tracimare: ci devi stare dentro

crescere è rimpicciolire
e diventare grandi
è diventare piccoli
abbastanza per non soffocare

ogni madre lo sa: per istinto
educa a muoverti meglio che puoi
nello spazio al di qua
così una leonessa insegna ai cuccioli
una donna ai bambini

ma qualcuno si affaccia
o è spinto a guardare, forse gli pare o sa
di venire da là
dall’infinito privo di parole

può essere un poeta ardimentoso
o un bimbo a cui il castello dei sensi
non viene bene: le carte
gli cadono, vede e rivede quel prima
che non si può né dire né dipingere

o può essere altro, non conosco le vie
ma qualunque sia il motivo c’è chi
sta male qua, è monco: da oltre
il limite sente sé stesso chiamare

forse un trauma, una ferita, d’altronde
le ferite sono porte, passaggi
labbra aperte su un vuoto che chiede
in silenzio di non essere vuoto

tu sei qui, qui dove non puoi essere
sussurra forse (ma è solo un’illazione
per il mistero che resta mistero)

qualcuno si sporge, riporta
(se si è tenuto saldo)
di qua un suono, un bagliore
che prova a evocare, trasportare
in parole, con esito modesto

ad altri non basta, è tutto più in là
più in là
chiama

c’è un limite, non lo posso descrivere
se non con grossolana
approssimazione

un filo d’acciaio a traverso degli occhi
un muro in fondo all’orto
la ringhiera d’un balcone


Scritta nel 2021.

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