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Carlo Molinaro

~ poesie e altre cose

Carlo Molinaro

Archivi tag: scenari

Il mondo è piccolo

17 domenica Apr 2022

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scenari

Nel cortile dell’asilo una nuova maestra
mi viene incontro: “Ma… ti conosco?”
mi chiede, si chiede. Per facilitarla
abbasso un momento la effe effe pi due:
“Sì, sei Carlo… Scrivi le poesie…”

Lo confesso. Intanto è accorso
il nipotino e spiego: “Inoltre sono
il nonno di questo”. Poi senza
arrampicarmi su ipotesi improbabili:
“E tu…?” “La mansarda! Sono venuta
ad aiutare mia sorella a fare le pulizie
nella mansarda che stavi preparando
per la tua compagna”.

Ricordo in un lampo. La mansarda.
Che stavo preparando. Certo, la volevo
perfetta: fare io le pulizie non poteva
bastare, lo sapevo. Ingaggiai
la pulitrice. Che stavo preparando
per la mia compagna. Compagna.
Senza accorgermi, pentendomi già
mentre lo dico, le sussurro: “È morta”.
“Lo so”. Lo sa. È contenta però
di rivedermi. Dice poche altre cose
fra cui “il mondo è piccolo”.

Mentre di colpo ci rivedo seduti
(faceva caldo) sulle scale fuori
dalla mansarda, di sera, a parlare
come fanno i ragazzi negli androni
io non lo so se sia piccolo il mondo:
in un empito acuto di rimpianto
ho una visione: abbiamo camminato
così tanto, in un tempo così breve.


Scritta nel 2022.

La fede del cane

17 domenica Apr 2022

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cose di dentro, scenari

non è che non la sento primavera:
i panni colorati, il verde nuovo
mi colma di rincorse, di respiro:
non è per debolezza che sto fermo
lasciando che soltanto il cuore salti
per i campi del sogno e del ricordo:

sto fermo ad aspettarti, in ogni luogo
vegliando pronto, con i sensi tesi
e nessuna ragione da spiegare
né qualcosa da fare:

è semplice, sto fermo ad aspettarti
con la fede del cane che rimane
quando i parenti sono andati via
sul confine di ghiaia del cancello:
pulsano, sotto, vene di radici:
faranno scudo al buio della notte


Scritta nel 2022.

Acque

17 domenica Apr 2022

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memoria, scenari

ci sono i ricordi belli – non sembrano ricordi
le ore a scavare in noi con parole e carezze fino a trovare
qualcosa che brilla, un ristoro, una falda
preservabile, per un poco, dal torbido:
portarla in superficie, alla fontana
per bere

ma anche, senza parole, il bacio
improvviso alla stazione, accaduto
fra ragazzini timidi, insperato
o sperato come si sperano le cose impossibili:
nelle labbra appena socchiuse una cascata
impetuosa, un rovesciarsi di sistemi stellari
liberati a spumeggiare
come, spostate le pietre, un torrente

e ora la fiumana limacciosa
trascina resti di devastazione
da un cielo buio, non disseta, lascia
secchi rami, radici divelte:
ho un nido di topi nella gabbia toracica, è pegno d’amore
allo schiantarsi delle vele nere
ti sogno, in una luce


Scritta nel 2022.

Sottilissima

17 domenica Apr 2022

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amore e morte, scenari

Ogni alba ti contiene, ogni tramonto.
O tu, sottilissima, ogni alba
contieni, ogni tramonto. Sottilissima.

Tramontano parole e non ne sorgono
a nessun orizzonte. Mi allontano
quando riesco, dal mal dell’intelletto
perché in me un taglio, confuso, ti veda.

È meglio sfarinarmi nel franare
di scisse alture odorose di te
che opporre terrapieni, fondamenta
di palazzi ammirevoli, vuoti.

Le mani aperte, bambina, sei tu
casa e strada, sorella, montagna
e bosco – la tua carne è diventata
ciò che già era: la restituzione
a un cielo della luce a te maltolta:

un’iride sensuale in cui rinviene
– come uno stelo al presagio dell’acqua –
il disegno perduto del crinale.

[Sottilissima. Scusa il mio grosso
cercarti in vita, nel peso del sogno:
nel vizio, ancora, di raffigurare.]


Scritta nel 2022.

Ipoludio

23 mercoledì Mar 2022

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cose di dentro, scenari

I.

Non riuscirete a delimitare l’abisso
col nastro bianco e rosso
dei vostri delitti e dei vostri cantieri.
Non riuscirete a
mettervi in sicurezza.

«Non era possibile.
Non era nostro compito.
Non è colpa nostra!»

Alla luce improvvisa che s’accende
veloci blatte sparite nei buchi
di coscienze rattoppate
cartonati di saggezza
ologrammi di buonsenso
a perdita d’occhio le quinte di bontà.

Che fosse o non fosse possibile.
Che fosse o non fosse mio compito.
È colpa mia.

Lo schianto crepa il timpano del tempio
e inclina le colonne del teatro.
La pazienza di Nemesis trascende
i cori in musichetta dei call center.

«Elaboriamo il lutto, brainstormiamo
un seminario ad appianare tutto.»

Né s’elabora né appiana.
Cade e ricade il sangue senza fine
da quando un uomo lo sottrasse al Caos
innocente terribile. Gli diede
valore, per poterlo calpestare.

Nemmeno esiste il lutto, esiste Hybris
e chiama dalle ossa dilaniate.
Ascolto e attendo, qui mi fermo, voi
fate come vi pare.

II.

Non fu sottratto veramente al Caos
il sangue: ne fu fatto copia/incolla
con un rudimentale vecchio software
sopra fogli di senso, di legami
a cui fu dato nome realtà:
un nome, appunto, realtà, perché
la si potesse riconoscere. Il Caos
immune a ogni germe del bisogno
di riconoscimento, senza specchi
continuò a scandire: né sensi
né legami gli servono, s’insinua
in pomeriggi di fauni postmoderni
e guida glandi in vulve o in ani, bocche
su bocche, su capezzoli, benché
filosofie e poesie l’intralcino
spesso in scontri fatali. Ma questo
non ci interessa, noi siamo linguaggio
e come del cervello la corteccia
conta per noi della vita e della morte
la veste di parole, sottile, arbitraria
quanto basta per credersi
brevemente, accidentalmente libera.

Questa veste talvolta uccide prima
che il Caos, senza sapere, dia alla morte
il suo turno nel giro. Da scheletri d’insetti
(indenni, tranne se li contempliamo
d’ogni angoscia o dolore)
né Hybris chiama né attende Nemesis:
l’increata divina che credere creata
da noi è intollerabile, rimane
in altri spazi. Ma, ripeto, questo
non ci interessa, noi siamo linguaggio
che muore come animale al macello.

III.

S’io fossi gatto m’acciambellerei
e la tua morte dimenticherei
come la mia. Discorso vano: sono
uomo e urla da ossa dilaniate
di donna Hybris, il taglio nell’anima
(che esista o non esista è irrilevante)
mi è pena e mi consola, non governo
il Caos ma porto a Nemesis nell’ombra
con i migliori colpi di timone
il fantasma di nave naufragata
nei cui fasciami un sole immaginario
eterno si nasconde. Sia o non sia
possibile, sia o non sia mio compito
è mia colpa, io qui mi fermo, voi
fate come vi pare.


Scritta nel 2022.

Le cinque e mezza

09 mercoledì Mar 2022

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scenari

È sorta la stella che annuncia il mattino.
Dunque il cielo è sereno. Apparirà fra poco
la prima luce a disegnare nitido
lo spigolo nero dei colli, poi il sole
dentro quel nero troverà le cose,
il paesaggio per un nuovo giorno.
Vorrei che non accadesse, che restasse
quest’attesa sospesa. Mi basta
osservare dal letto la piccola stella
che sale, mentre tutto è ancora buio.
C’è già rumore di traffici sotto,
gente che va al lavoro di buon’ora.
Ma è notte ancora, provo a ridormire
con una stella soltanto negli occhi:
lì chiudo, spero torni qualche sogno.


Scritta nel 2022.

Il fischio

09 mercoledì Mar 2022

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cose di dentro, scenari

Quand’esci di stazione dopo il treno
che ha portato chi non ritornerà
quella in cui esci non è la città
di prima: era la tua, lo era: adesso
non la conosci, vorresti andar via
com’è andata via lei – perché rimani
se a lei è stata così inospitale?

La pura carne come il puro spirito
fugge al dire. Potrà venire a noia
quest’infangare parole nel mezzo
cercando appiglio, pretesto, rappezzo.

Allora sì, bisognerà partire.


Scritta nel 2022.

Chiamatelo, Gianni

09 mercoledì Mar 2022

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scenari

Al mercatino domenicale in corso Taranto
un uomo su una carrozzella, spinto da un altro uomo
ha la testa riversa, la bocca non gli si chiude bene
grida: “Gianni, Gianni, chiamatelo, Gianni, chiamatelo!”
incrocio lo sguardo, non è meno che la guerra.
Gianni è mio padre, morto giovane, era medico
provo a dirgli nella mente: “Se puoi fare qualcosa…”

Su una bancarella vendono vecchie foto
prese da chissà quale cassetto o soffitta:
vite un poco ricordate, poi non più:
disperse fra dischi, grattugie, monete
bamboline, libri gialli, paralumi.
Penso che non dovrei, però ne compro quattro
a un euro in tutto, le guardo abusivo.

Un gruppo sfocato con una barca a riva;
due donne sedute, una rivista in mano;
una coppia al mare (dietro, per caso, una ragazza di spalle);
una donna su un declivio, con un cappotto scuro:
quest’ultima ha dietro, disegnata a matita
una donna nuda con le cosce bene aperte:
sarà una fantasia sulla medesima?

Chiamatelo, Gianni. Ma nulla esiste, abbiamo
ciascuno un universo immaginario
crudele, piccolissimo, infinito
volatile ed eterno ed è tutto, al di là
non si può figurare, se si prova a figurare
s’inciampa nella ragione, ragione
che fa la guerra in ogni dimensione:
guerra di mondi personali, incompatibili.

Ma se fosse pensabile non sarebbe salvezza
dalla nostra condanna di pensare:
l’orizzonte del mare del dolore
è al di là del mio sguardo, mi abbandono
a una mite speranza. L’uomo a cui non si chiude
bene la bocca, gli daranno da mangiare
adesso a pranzo? Dove sei, dove siete?


Scritta nel 2022.

Alle Chiosse

01 martedì Mar 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore e morte, scenari

ho pranzato da nonna Miranda
giù alle Chiosse, dopo la messa
mi hanno fermato, invitato, ho esitato
ho accettato, spero non ti dispiaccia

nessun pettegolezzo, tranquilla
ho parlato e ascoltato, con meno disagio
di quel che prevedessi: il pranzo
domenicale dalla nonna, agnolotti
cinghiale e patate, ho parlato di te
cose belle, la tua sensibilità
la tua nitidezza fine, le fratture
forse un poco agiografico, ma ci sta

ho saputo alcuni pochi dati nuovi
(“mamma ti perdono”, le dicesti al telefono)
ho abbassato gli occhi per non guardare piangere
alcuni, tardi, ora tutto è impossibile
ma ho percepito che le parole
venivano comprese, così

mi venivano in mente le frasi banali
da non dire e non le ho dette
“se ci fosse stato più dialogo”
da non dire perché è come dire
“se ci fosse la pace nel mondo”
non c’è mai stata, dalla preistoria
ci sarà una ragione

poi ho preso congedo, mi sono fermato
per due passi a Priola, sotto il cielo
limpidissimo, nuvole veloci
alle cime dei monti

ho atteso lì il previsto contrappasso
la spada del tuo mancare
a svuotarmi, dalla gola, il torace
passa, lo sai, ho respirato vedendo
erba sui margini, fioriscono le primule

poi l’autostrada, traffico di gente
che ritorna dal mare, da Savona


Scritta nel 2022.

Non è successo niente

21 lunedì Feb 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore e morte, scenari

Ma è ieri sera che ho fotografato la luna
incendiaria? E il sole dietro Superga, è stamattina?
Ieri, le poesie in piazza Carignano
e quella, per te, al Concertino?
Oggi ho camminato e pedalato molto,
ho portato il nipotino lungo il Po. Oggi, vero?
Non mi è nitido il tempo. Quel bacio
improvviso alla stazione invece
era nel ’18, sì, credo di sì.

La nozione del tempo non l’hanno contestata
quando ero giovane (quando?) e
si contestava il nozionismo, ma…

Questa settimana ripercorre la settimana
di un anno fa, del tuo congedo
improvviso. Improvviso per gli altri
ma per te forse no, quanto a me
ho sempre avuto paura, ricordi
il balcone in via Fabrizi, quel mese
da quello strano tizio
anche lì quinto piano, fumavi
una sigaretta appoggiata alla ringhiera
io ero teso, ansioso che rientrassimo
nella camera, tu te ne accorgesti perché
ti accorgevi sempre, “non soffro di vertigini
e se decidessi, non ho paura, posso farlo”
potevi, hai potuto.

Le date le amo, così un po’ autisticamente
le amo, come Gozzano, però invece odio il tempo:
pensa se le date fossero figurine
che puoi spostare, invertire, scambiare:
ce lo rifacciamo il 18 giugno del ’18?
il 27 febbraio del ’21, lo togliamo
così libera le date successive
ci vediamo domani, che è palindromo?
Scusami. So che le mie fantasticherie
t’innervosivano, a volte.

È che, date a parte, tu non abiti
nel passato, non mi stai nella memoria:
tu mi stai dappertutto, anche in questa
nuova casa, dove non sei mai entrata
trovo strano non vederti – sei in cucina?
ti sei addormentata sul divano?
mi mandi un messaggio? sul telefono
è sempre attivo quel suono diverso
(un trillo lungo) per sapere che sei tu.

È delirio. Il trillo ha trillato
per l’ultima volta nel febbraio del ’21
e irrevocabilmente, irrevocabilmente
non trilla più. Che giorno è oggi, che cosa
sta succedendo?

Che montagna di sciocchezze, Dio mio!
Tutto è più breve e semplice-
mente insopportabile

non c’è nessun anniversario
perché non è successo niente, dormi
tranquilla, ora dormi, bambina
fai un sogno bello, sorridi
non è successo niente.


Scritta nel 2022.

Luna piena

15 martedì Feb 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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cose di dentro, riflessioni, scenari

Ma è già piena la luna? M’ha sorpreso
mentre la sorprendevo appena sorta
verso il tramonto, sul parco Colletta:
e l’ho fotografata, vizio mio.
Allora sono già dodici lune.

È vero, il ciclo della luna dura
meno del mese, perciò m’ha sorpreso.

Dodici lune fa, verso la sera
ero tranquillo, invece avrei dovuto
correre, urlare, sfondare la tua porta
a pugni e calci, fare qualcosa
che non so, perché quella notte
non ti chiamasse a sé la luna piena
riflessa sull’abisso, bianco spettro
nel pozzo del cortile. Dove sei?

Poco in là, gli studenti dell’Artistico
scaricano da un furgone attrezzatura
musicale: la scuola oggi è occupata
e di canti e di giochi sarà viva.

Tu l’hai fatto l’Artistico, poi
l’Accademia, ottimi voti, lasciata
nell’ultimo anno, dicevi per motivi
di famiglia, ma forse era già che
ti vietavi di nascere, fiorire.

Vieni a ballare coi ragazzi! Mostra
fra le tue dita sottili la luna
così che s’accorgano e allarghino gli occhi.
Fai ciò che hai sempre fatto: regala
lievi cose preziose
senza essere vista.


Scritta nel 2022.

Foto scattata alle cinque e mezza della sera del 15 febbraio 2022 al Parco Colletta a Torino.

L’ora

13 domenica Feb 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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scenari, tutto

Aspetto l’ora che il nipotino esca da scuola.
Quando era più piccolo ti mandavo le fotine dal parco
con lui sul passeggino. Era più piccolo
e tu eri viva, rispondevi con cuori sul telefono.
Chi ha inventato il passato, il futuro?
Un colombo mi passeggia sui piedi, un altro
è una sagoma sfracellata sull’asfalto
ma io non credo che ciò che vedo sia reale:
nel reale, al risveglio, sarà tutto dappertutto
un respiro che torna, un abbraccio in un volo
e molto, molto che non so immaginare.


Scritta nel 2022.

Stella mattutina

13 domenica Feb 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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scenari

Osservo una stella che sale:
fra poco il sole la farà svanire:
più che una stella un pianeta
forse Venere, Vespero, Lucifero:
fra poco svanirà ma ci sarà
ugualmente, invisibile, come
tante cose che sappiamo e che no.

(3 febbraio 2022, ore 7)


Scritta nel 2022.

Ecco, questo è tutto

13 domenica Feb 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore, scenari

mi ritornano i tuoi abbracci
radi, sorprendenti

quando abbandonavi la testa sul mio collo
e ti avvolgevi al mio corpo

le tue mani come foglie
mi tenevano albero, figlio

lo so che forse non significava
così tanto, però era tutto

non il Tutto sontuoso con la T maiuscola
ma un tutto più confidente, vicino
il tutto di quando si dice
in conclusione
“ecco, questo è tutto”

così ora questo è nulla
non il Nulla dei filosofi del cosmo
ma un mio nulla modesto
dove il tuo mancare è quanto basta
a perdermi, svanire


Scritta nel 2022.

L’orrendo febbraio

23 domenica Gen 2022

Posted by carlomolinaro in poesie

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amore e morte, cose di dentro, scenari

viene fra poco l’orrendo febbraio
è un anniversario lungo un mese
dalle nostre telefonate al tuo volo
viene pieno di vuoto e rimorso indicibile
banalmente indicibile – non è tutto indicibile?

ma è più indicibile
ha senso “più indicibile”?
sì: perché non mancano solo i nomi
e i verbi e gli aggettivi: mancano
tempi e modi verbali, sintassi, un periodo
non-ipotetico dell’impossibilità dell’impossibilità

mancano, del linguaggio, quelle cose più profonde:
chi inventò dire il passato e il futuro
con una desinenza, una flessione?
è molto più del fuoco della ruota dell’atomo
chi lo inventò?

mi ci vorrebbero tempi verbali
che non esistono, li immagino semplici
senza ausiliari, soltanto suffissi
ma non esistono

filosofi dicono che il linguaggio crea il mondo
allora mi dia un dio un linguaggio per creare
il mondo in cui trovarci

no, ti
dedico le poesie che non mi riescono
quei grumi di noi insolubili in parole
che si bloccano nei vasi della mente:
forse lì dove sei tu li puoi ora disciogliere
nella materia d’un’altra dimensione
confessare di esistere esistendo
infinito silenzio musicale
non dovere morire


Scritta nel 2022.

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